È successo alla Guess di Bioggio. I sindacati: «Un attacco alla pace sul lavoro. È gravissimo».
BIOGGIO - Licenziati dopo aver denunciato una situazione di mobbing in ditta. Questa la disavventura di una ventina di dipendenti della Guess di Bioggio riportata da la Regione. Secondo il quotidiano bellinzonese il gruppo di lavoratori aveva segnalato al presidente del marchio statunitense, alle risorse umane dell’azienda, al sindacato e al laboratorio di psicopatologia cantonale un ambiente di lavoro insostenibile e inaccettabile che si protraeva ormai da anni. La conseguenza? Licenziati in tronco.
Il clima di terrore avrebbe però un nome e un volto preciso: il vicedirettore. «Le angherie nei nostri confronti sono cominciate alcuni anni fa. Protagonista è il vicepresidente che si è comportato in modo scorretto, con minacce di licenziamento, facendo mobbing e avance di natura sessuale alle sue sottoposte e assumendo atteggiamenti che ci hanno penalizzato e umiliato a livello professionale e personale. È arrivato a violare più volte la vita privata di ognuno di noi, chiamandoci e inviandoci messaggi in piena notte», ha spiegato un dipendente alla Regione.
La paura di ritorsioni ha spinto per anni i dipendenti a trincerarsi dietro un silenzio diventato poi insostenibile. «Sapevamo che lui era considerato un intoccabile». Gli insulti e le minacce plateali di licenziamento sono poi diventati quotidiani.
«Li proferiva anche di fronte a persone esterne. Abbiamo interpellato e riferito tutto al presidente della società, che ci ha risposto di essere al corrente e di tenere monitorata la situazione coinvolgendo anche il settore delle risorse umane, cosa che abbiamo fatto. Poi il vicepresidente è stato ammonito. Tutti gli abusi che abbiamo subito sono stati raccolti e messi a verbale in un fascicolo di circa 150 pagine, registrazioni comprese. Al personale era stata garantita la massima discrezionalità».
Sul caso la Regione ha interpellato anche Paolo Coppi, vicesegretario di Ocst per la sede del Luganese. «Pensare di risolvere un problema così profondo licenziando i collaboratori che hanno coraggiosamente fatto emergere anni di vessazioni è un insulto al partenariato sociale e un attacco alla pace sul lavoro. È gravissimo».