Il Museo d’arte della Svizzera italiana e LAC Lugano Arte e Cultura presentano il video inedito “switzerland” dell’artista alfatih.
LUGANO - Dal 6 dicembre al 6 gennaio verrà mostrato nella Hall del centro culturale LAC un video inedito “switzerland” che genera vedute di paesaggio elvetico modellate al computer. Si tratta di un'opera commissionata per le collezioni del MASI realizzata dall'artista alfatih, una delle personalità più interessanti della scena svizzera contemporanea. Nella sua ricerca si concentra sulla semiotica dei contenuti digitali, sull'invasione nella realtà fisica da parte della CGI (Computer Generated Imagery, le immagini generate al computer) e su come le nostre identità siano influenzate dagli spazi, digitali e fisici, che abitiamo.
Il video si configura come una raccolta di vedute del paesaggio svizzero catturate attraverso il motivo familiare - e al contempo banale - del finestrino di un treno in viaggio. Spaziando dalle pubblicità di promozione turistica alla lunga tradizione pittorica elvetica, le sequenze di “switzerland” spingono il pubblico a interrogarsi sull’ideale di “panorama svizzero”. In lunghe inquadrature, scorrono scenari che, tradotti attraverso la tecnologia CGI, rivelano un panorama svizzero composto da frontiere fluide, in cui natura e cultura intrattengono conversazioni impreviste. Ancora legato al mito di una natura rigogliosa e incontaminata, il paesaggio naturale è infatti oggi una realtà in costante mutamento.
All’interno di sequenze video che si alternano secondo un processo che imita quello caratteristico del machine learning, immagini, riferimenti e contenuti sono associati per intuizione, prossimità, allucinazione. In questo modo l’artista allarga la riflessione a come le reti neurali artificiali stiano cambiando il modo in cui percepiamo il tempo, creiamo e interpretiamo contenuti e, in generale, come “significhiamo” la realtà intorno a noi.
Fruibile nella sua interezza a orari prestabiliti, nel corso di tutta la giornata, ciascun episodio di “switzerland” si infiltra continuamente nella comunicazione promozionale a cui lo schermo nella Hall del LAC è formalmente destinato. Posizionandosi a metà tra lo spazio pubblico della piazza e lo spazio museale, l’opera si configura quasi come un gesto di hacking, secondo una pratica ricorrente nella produzione dell’artista.