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ZURIGO/CANTONE

Ronde di quartiere contro i ladri? «Speriamo di no»

Pattuglie in azione nel canton Zurigo. Ma in Ticino non sembrano essere viste di buon occhio.
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Ronde di quartiere contro i ladri? «Speriamo di no»
Pattuglie in azione nel canton Zurigo. Ma in Ticino non sembrano essere viste di buon occhio.

ZURIGO/LUGANO - Gli abitanti di Seuzach, nel canton Zurigo, hanno fatto da apripista. Si sono poi aggiunti anche i comuni di Lindau e Illnau: per affrontare l'aumento dei furti nelle case sono stati organizzati dei gruppi di volontari con la missione di pattugliare i quartieri durante la notte. 

Scoraggiare i ladri - E fin qui niente di nuovo. A Seuzach i volontari sono presenti dal 1996, mentre a Lindau dal 2000. Quest’inverno, però, il progetto si è esteso anche ad altri comuni. “Armati” di torce e giacche retro-riflettenti i volontari setacciano le strade seguendo un percorso prestabilito. L’obiettivo? Scoraggiare i malintenzionati. 

Le pattuglie, negli anni, hanno riscosso un discreto successo, tanto da diventare parte integrante della vita comunale. A Lindau, il corpo conta più di 80 volontari; mentre a Seuzach la pattuglia di quartiere si ferma “solo” a 70 membri che operano nei mesi invernali.

Quali sono i rischi? - La domanda sorge però spontanea: come si colloca questa iniziativa indipendente all'interno della gestione della sicurezza canonica, organizzata dalle forze dell’ordine? Non c’è il rischio di sdoganare in un certo qual modo una giustizia “fai da te”, con il rischio di intromettersi in un ambito che è di competenza delle Autorità? «Non c'è nulla di sbagliato nel fatto che i civili si organizzino in pattuglie per segnalare alla polizia persone sospette», ha spiegato a 20Minuten Alexander Renner, portavoce dei media della polizia cantonale di Zurigo. 

Secondo Renner le pattuglie, nella loro attività di segnalazione, svolgono i diritti e doveri di qualsiasi cittadino. «Consigliamo di non correre rischi e di non mettersi in pericolo. Quando si nota qualcosa di sospetto è importante chiamare immediatamente il numero di emergenza 117, senza intervenire direttamente».

«Un'idea che mi spaventa un po'» - Nel nostro cantone però l’idea delle pattuglie non sembra fare breccia. «Non ho mai sentito nessuno discutere di questa possibilità», fa notare Roberto Pellegrini, presidente dell'Unione Democratica Federale (UDF) di Mendrisio. «A titolo personale, l’idea mi spaventa un po'. Gli esempi di cui ho sentito parlare in altri paesi sfociano spesso in violenza. Non vorrei che ci si sostituisca a un servizio che deve fornire lo Stato, in qualità di garante dell'ordine pubblico, con ronde o pattuglie di volontari».

Questo, malgrado alcuni episodi recenti nel Mendrisiotto, peraltro divenuti il contenuto di un’interpellanza firmata proprio da Pellegrini. Il presidente dell'UDF di Mendrisio ha voluto riaccendere l'attenzione mediatica sulla questione sicurezza (in particolare nei quartieri di Arzo, Meride, Tremona e Besazio). «Preferirei però che non si debba giungere a questi estremi, vorrebbe dire che lo Stato non funziona correttamente».

«Non è il nostro ruolo» - Sulla stessa linea anche la presidente della commissione quartiere di Besso, Michela Hohl Tattarletti. «Non se n'è discusso, anche perché non ci sembra che la situazione richieda un intervento di questo tipo». A suo tempo, però, proprio a Besso era stato organizzato qualcosa di simile da parte dell'associazione Besso Pulita. «All’epoca si trattava di spaccio di droga. A oggi non abbiamo ricevuto segnalazioni di furti». 

Insomma, in Ticino non sembra esserci la volontà di percorrere la strada delle ronde di quartiere. «Innanzitutto non è il nostro ruolo», ci tiene a precisare Marco Imperadore, presidente della commissione quartiere di Pregassona. «È un ruolo che spetta alla polizia. Noi non siamo tenuti a fare i gendarmi. Il ruolo della commissione è quello di portare spunti, mostrarsi propositivi e capire le problematiche».

Inoltre, c’è anche il discorso della responsabilità. «Sarebbe improponibile una cosa del genere. E noi stessi non potremmo farci carico delle responsabilità in caso dovesse succedere qualcosa di spiacevole».

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