È successo a Biasca nel maggio del 2024. Il padre, un 56enne della regione, deve rispondere di tentato omicidio.
LUGANO - «Non ho mai avuto intenzione di fare del male a mio figlio, né tantomeno di ucciderlo». È quanto ha dichiarato stamattina alle Assise criminali di Lugano un 56enne della Riviera che lo scorso 24 maggio 2024 a Biasca avrebbe lanciato un coltello contro suo figlio 19enne e provato a colpirlo all'addome con un fendente.
Per lui la pubblica accusa ha chiesto quattro anni di carcere, più un trattamento ambulatoriale per la cura della dipendenza da alcol, mentre la difesa ha proposto una pena non superiore ai 15 mesi sospesa con la condizionale, più il trattamento ambulatoriale. La sentenza è attesa per le 16 odierne.
«Ora ho capito di avere un problema» - «Avevo una grave dipendenza da alcol», ha detto l'uomo in aula. «Si usa dire che non tutti i mali vengono per nuocere. E questa situazione ha fatto sì che io capissi che avevo un problema».
Il 56enne ha poi spiegato che il rapporto con il figlio, sino ai suoi 17-18 anni, era stato buono. «Ha cominciato a incrinarsi perché, anche se io lo mantenevo, lui continuava a chiedermi soldi per le vacanze, per un'auto,... E io volevo che i soldi per quel tipo di spese se li guadagnasse da solo».
La lite - La sera dei fatti, ha quindi ammesso, «avevo bevuto troppo, e quando sono tornato a casa ero abbastanza ubriaco. Ho trovato disordine davanti alla porta di casa, poi ho staccato la corrente elettrica perché mio figlio stava giocando ai videogiochi, e quando lo faceva usava le cuffie e urlava».
A quel punto il ragazzo avrebbe reagito. «Ha iniziato a insultarmi e confermo che gli ho detto "persona inutile", "lazzarone", "c******e", e "figlio di p*****a"».
«In mano avevo quello» - Si arriva quindi a discutere del lancio del coltello. «Io avevo già in mano il coltello perché stavo preparando la cena e tagliando il formaggio», ha spiegato l'imputato. «Non ho mai avuto l'intenzione di fare del male a mio figlio, è stato un gesto istintivo e se avessi avuto in mano un altro oggetto avrei lanciato quello. Sono scattato perché per l'ennesima volta, dopo gli insulti, lui mi ha sputato in faccia, ed era una cosa che odiavo tantissimo. È stato un atto di disperazione».
Dopo questa prima fase, il 19enne si rifugia in camera sua e il padre lo raggiunge. «Il coltello era sul cuscino del letto e mio figlio aveva la mano sopra. Io ho cercato di toglierglielo, e così facendo gli ho fatto un piccolo taglio sulla mano».
L'uomo ha dichiarato comunque di non ricordare, a causa dell'ubriachezza, tutto quello che è successo nel corso della colluttazione, ma ha precisato di avere soccorso il figlio prima dell'arrivo dell'ambulanza e della polizia.
«Sono una persona nuova» - Il 56enne, rimasto in carcerazione preventiva per 50 giorni, sta ora seguendo una misura ambulatoriale per la cura della dipendenza da alcol, che comprende l'analisi del capello. «Adesso che ne sono fuori mi sento una persona nuova. E ho intenzione di continuare questo percorso».
«Con il bere, il suo carattere si trasformava» - La parola è poi passata alla pubblica accusa. «Alla radice di tutto quel che è successo quella sera vi è una grave dipendenza da alcol», ha esordito la procuratrice pubblica Chiara Buzzi. «Sappiamo che l'imputato in quel periodo beveva ogni giorno e in grandi quantità, e che il suo carattere, a causa di ciò, cambiava tantissimo».
«Ha accettato l'eventualità di ucciderlo» - Detto questo, secondo la pubblica accusa il ragazzo non ha riportato gravi ferite «solo grazie a un caso fortuito»: «È riuscito a evitare che il padre lo colpisse solo grazie a un repentino spostamento. Se questo movimento non ci fosse stato il coltello sarebbe arrivato vicino alle zone vitali».
Per quanto riguarda invece la colluttazione successiva, «l'imputato non poteva non sapere che brandendo il coltello contro l'addome del giovane lo stava mettendo in grave pericolo. E utilizzando il coltello in una fase dinamica il 56enne ha accettato l'eventualità di ferirlo gravemente o di ucciderlo».
«Voglio solo che mio padre si curi» - A dire la sua, in seguito, è stato proprio il figlio dell'imputato. «Ciò che è successo quel giorno è stato un evento molto spiacevole, ma anche un nuovo punto di inizio per il nostro rapporto», ha detto il 19enne. «Quanto successo ha infatti portato mio papà a liberarsi di una dipendenza che ha avuto per tutta la vita e che l'ha rovinato. E se oggi lui dovesse essere condannato a una pena detentiva non mi farebbe del bene, ma del male. Io gli voglio bene e la cosa più importante per me è che continui a curarsi e a tenersi lontano dall'alcol».
Il cambio di versione - La difesa, dal canto suo, ha chiesto che il 56enne venga prosciolto dall'accusa di ripetuto tentato omicidio, così come da quelle di ripetute tentate lesioni gravi e lesioni semplici qualificate.
«Questo procedimento è la prova che l'alcolismo è una malattia che sconvolge tutta la rete familiare», ha evidenziato l'avvocato Sandra Xavier. «Va detto, però, che le dichiarazioni fornite dal figlio hanno subito un brusco ridimensionamento in corso di inchiesta. In particolare alcuni atti che inizialmente sono stati descritti come intenzionali, sono poi stati definiti accidentali. E nonostante ciò la procuratrice pubblica si è basata unicamente sulla versione raccontata dal giovane poche ore dopo l'accaduto».
«È stato un gesto di stizza» - Secondo la difesa, inoltre, il confronto tra i due protagonisti sarebbe nato dall'agire del figlio. «Ha affrontato il padre dopo che gli ha staccato la corrente. E l'ha fatto insultandolo e sputandogli addosso».
Il successivo lancio del coltello sarebbe dunque stato un gesto di stizza, istintivo e conseguente a una provocazione. «L'imputato ha lanciato la prima cosa che aveva tra le mani. Se avesse avuto in mano delle chiavi o una forchetta probabilmente avrebbe lanciato questi oggetti. Va detto, poi, che il ragazzo ha detto che il padre ha lanciato il coltello all'altezza delle sue anche, quindi lontano dalle zone vitali».
Il 56enne, a quel punto, si sarebbe sostanzialmente fermato. «Il figlio, però, ha deciso di raccogliere il coltello da terra e di chiudersi in camera. Questo gesto può avere spaventato l'imputato, portandolo, per la tutela di entrambi, a voler recuperare il coltello».
«Voleva, se mai, spaventarlo» - Per quanto riguarda infine la seconda fase della dinamica, e il presunto tentativo di sferrare un fendente, Xavier ha sostenuto che c'è stato «solo uno sventolio del coltello vicino all'addome del ragazzo». La massima intenzione dell'imputato non sarebbe quindi stata quella di colpire il figlio, «ma, se mai, quella di spaventarlo».