L'MPS punta il dito contro «il comportamento più che ambiguo delle autorità» e richiede nuovamente l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sulle residenze fittizie dei manager
BELLINZONA - Dopo l'annuncio della partenza dal Ticino di Kering di ieri, Matteo Pronzini torna a puntare il dito contro il gruppo. «È l'ulteriore conferma - inveisce il granconsigliere - che questo gruppo ha utilizzato e sfruttato il Canton Ticino, contribuendo a deturpare il territorio, precarizzare le condizioni di lavoro e creare inquinamento. Il gioco ora è finito e a noi rimangono solo i cocci».
«L'avevamo detto» - Il deputato, poi, ricorda come questa decisione confermi quello che l'MPS va dicendo da anni. «Per Kering la presenza sul nostro territorio serviva unicamente quale tassello per miliardarie frodi fiscali. Nulla di più».
«Comportamento ambiguo» - Pronzini in seguito si toglie qualche sassolino dalle scarpe e attacca il «comportamento più che ambiguo» delle autorità. «Consiglio di Stato e buona parte dei partiti di governo hanno sempre elogiato il settore della moda/logistica come modello ed ambito dove investire per lo sviluppo economico di questo cantone» concedendo «permessi di residenza a manager che non risiedevano sul territorio ed agevolazioni fiscali. Tutto questo è gravissimo».
Decine di atti parlamentari - L'MPS infine ricorda «le decine di atti parlamentari» presentati in questi anni ed in particolare la richiesta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulle residenze fittizie dei manager. «Dovrà essere messa all’ordine del giorno della seduta del Gran Consiglio del prossimo 3 giugno».