Le critiche di Fabio Regazzi, che invoca il referendum: «Tasse che non hanno eguali in nessun Paese del mondo»
Tonini: «Stiamo vivendo una situazione economica difficile e si aumenta il costo della benzina?». Gysin: «Con il Covid abbiamo protetto i nonni. Ora proteggiamo il futuro»
LUGANO - «La stangata è servita! Il Consiglio nazione tira dritto votando a larga maggioranza, nell’ambito delle nuova legge sul CO2, tutta una serie di tasse già approvate dagli Stati, che andranno a colpire l’economia e soprattutto i cittadini». La sterzata voluta per raggiungere gli obiettivi stabiliti nell'accordo di Parigi sul clima (approvata a grande maggioranza dal Nazionale) non è andata giù a Fabio Regazzi (PPD). Il consigliere nazionale ha speso parole critiche sulla nuova legge, affidandole al popolo dei social.
Il primo commento va all'aumento del prezzo della benzina: «Potrà arrivare a 10 cts. fino al 2024 e a 12 cts. al litro a partire dal 2025. Per dirla tutta, in realtà l'aumento potrebbe ammontare complessivamente a 20 cts. al litro», sottolinea Regazzi. Che non dimentica pure la tassa sul CO2, «il cui limite massimo - aggiunge - è stato portato a 210 fr. per tonn. (oggi ammonta a fr. 96/tonn.), che è più del doppio della tassa più alta prelevata a livello mondiale».
Anche l'introduzione di una tassa sui biglietti aerei «compresa fra 30 e 120 fr.», non è andata giù al consigliere nazionale. «Non ha eguali in nessun Paese del mondo». «Inutile aggiungere - prosegue - che già solo queste tre misure andranno a gravare in modo importante gli abitanti delle regioni periferiche (fra le quali ovviamente vi è anche il Ticino), che dovranno pagare un conto molto salato: si calcola che con i previsti aumenti una famiglia dovrebbe far fronte a oneri finanziari supplementari che possono tranquillamente arrivare fino a 1'500 fr. all'anno».
«A scanso di equivoci - sottolinea - sono sempre stato favorevole a una legge sul CO2, che però deve essere equilibrata e sostenibile per le aziende e soprattutto per i cittadini, a maggior ragione in vista delle difficoltà economiche con le quali saremo confrontati per i prossimi anni a seguito della crisi generata dal coronavirus. È giusto che la Svizzera faccia la sua parte e che dia l'esempio nella lotta ai cambiamenti climatici, ma non vendiamo l'illusione che da soli possiamo salvare il pianeta (ricordo che l'impatto delle emissioni di CO2 generate nel nostro Paese equivale allo 0,1%, ovvero l'1 per mille, delle emissioni globali».
Per Regazzi, a questo punto, il referendum appare inevitabile. «Sarà interessante vedere come reagirà la popolazione quando si renderà conto, al di là delle solite fumose dichiarazioni di principio che sono risuonate nel dibattito parlamentare, del prezzo che sarà chiamata a pagare», conclude.
«Siamo già scottati dal Covid» - Anche il deputato leghista Stefano Tonini ha espresso perplessità in merito all'aumento del costo del carburante. «Il Covid-19 ha messo in ginocchio moltissime persone/aziende. Stiamo vivendo una difficile situazione economica e, si pensa addirittura di aumentare di 12 centesimi un litro di carburante? Vero, il prezzo del petrolio è diminuito di circa 30 centesimi al litro, ma è mai possibile che i nostri cittadini non possano giovarne?».
«Una buona notizia» - Non tutti però sono scettici. Per la consigliera nazionale Greta Gysin (Verdi) si tratta piuttosto di «una buona notizia». «La Legge - spiega - dota la Svizzera di strumenti più incisivi nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Una riduzione necessaria perché le conseguenze dell'inazione sarebbero catastrofiche».
Anche qui il riferimento al coronavirus viene spontaneo. Ma in questo caso in qualità di invito a proteggersi. «Nella crisi Covid-19 - conclude Gysin - abbiamo protetto i nostri genitori e nonni seguendo le raccomandazioni della scienza. Sarebbe assurdo non proteggere con la stessa determinazione, seguendo le indicazioni della scienza, anche i nostri figli, nipoti e le generazioni future nella crisi climatica. È una nostra responsabilità, ed è un bene che, finalmente, anche il Parlamento se ne sia reso conto».