La rottamazione delle trattative ha «rattristato» il PLR, mentre per la Lega si tratta solamente di «un atto dovuto».
L'UDC: «Vittoria per il popolo». Economiesuisse: «Il Consiglio federale minimizzi i danni». I Verdi: «Decisione irresponsabile e codarda». Il PS attacca Cassis: «Principale colpevole». Il Centro: «Pronti ad assumerci responsabilità».
BELLINZONA - Dopo le enormi difficoltà vissute negli ultimi mesi, la notizia era nell'aria. Ma ha fatto comunque scalpore. Il Consiglio federale ha infatti deciso oggi di rimandare al mittente la bozza dell'Accordo quadro senza porvi la propria firma. Insomma questo Accordo istituzionale con l'UE è (definitivamente) saltato, anche se per Berna «salvaguardare la collaudata via bilaterale» e «portare avanti con convinzione gli accordi esistenti» resta un obiettivo comune.
PLR rammaricato - La rottamazione da parte di Berna dei negoziati sull'Accordo quadro è stata accolta «con rammarico» dal PLR secondo cui il Consiglio federale deve ora «agire rapidamente» per assicurare «prosperità» alla Svizzera. Secondo i Liberali-radicali l'Esecutivo «nel suo insieme» non è stato in grado di gestire questo dossier prioritario per il Paese, mentre l'UE «per questioni ideologiche», non ha saputo tenere in considerazione gli interessi della Svizzera. Per il PLR ora la situazione si fa problematica e vanno cercate «soluzioni alternative» per evitare «conseguenze catastrofiche» soprattutto per la piazza economica elvetica e per la ricerca.
«Stabilizzare il percorso bilaterale» - Sulla stessa lunghezza d'onda pure Economiesuisse che «si rammarica» che le consultazioni tra Berna e Bruxelles non abbiano portato a un risultato positivo. Per gli ambenti economici del nostro Paese spetta ora al Consiglio federale «stabilizzare il percorso bilaterale» e «minimizzare i danni», assicurando anche in futuro «relazioni stabili e a lungo termine» con l'Unione europea e i suoi Stati membri. «Preservare i vantaggi della via bilaterale - conclude Economiesuisse - deve quindi rimanere l'obiettivo prioritario della politica economica estera elvetica».
«Decisione irresponsabile e codarda» - Ancora più pesanti le parole espresse dai Verdi che puntano il dito contro il Consiglio federale definendo «irresponsabile, codarda e sbagliata» la decisione presa oggi. Stando agli ecologisti, il tentativo del Consiglio federale d'indebolire la protezione dei salari svizzeri in favore dell'accordo istituzionale si è rivelato «un errore strategico fatale» che ha lasciato campo aperto alle forze euro-scettiche. I Verdi invitano ora Berna a inviare «senza tardare» segnali di distensione all'Ue e a intraprendere «iniziative pragmatiche e concrete per stabilizzare e consolidare la cooperazione».
«L'adesione all'Ue non sia tabù» - Da parte sua il Partito Socialista punta il dito contro Ignazio Cassis ritenuto il principale colpevole del «deprecabile fallimento» delle trattative sull'accordo quadro con l'Ue. Secondo il PS, adesso tutte le forze costruttive devono lavorare assieme su una politica europea che offra prospettive. «Neanche l'adesione all'Ue deve essere un tabù». Il Co-presidente socialista Cédric Wermuth l'accordo è saltato a causa di «un eccesso di fiducia» da parte di Cassis. Nell'immediato per i socialisti è fondamentale concentrare gli sforzi per permettere alla Svizzera di partecipare ai programmi di cooperazione dell'UE, come Horizon o Erasmus.
Cantoni delusi - Anche i Cantoni «deplorano fortemente» la situazione venutasi a creare. Per loro, infatti, relazioni stabili con l'UE rimangono della «massima importanza» e la Conferenza dei governi cantonali intende «impegnarsi per il mantenimento degli accordi bilaterali esistenti». Inoltre i Cantoni invitano Berna a chiarire «al più presto» le conseguenze del fallimento e le questioni in sospeso nelle relazioni con l'UE. Nonostante il fallimento dei negoziati, i Cantoni ribadiscono il «loro sostegno» al Consiglio federale, poiché ora si tratta di «preservare e sviluppare gli accordi con l'UE e gli altri partner commerciali».
«Decisione doverosa» - Di tutt'altro tenore la reazione della Lega dei Ticinesi che ritiene «doverosa ma con sette anni di ritardo» la decisione presa oggi dal Consiglio federale. Secondo il Movimento era infatti «sotto gli occhi di tutti» che quanto chiesto dall’UE fosse «incompatibile» con l'autonomia e la sovranità svizzera e avrebbe inoltre «danneggiato» le lavoratrici e i lavoratori residenti in Svizzera, favorendo «un'ulteriore pericolosa ondata migratoria verso il nostro Paese». Per la Lega questo insuccesso delle trattative con Bruxelles deve infatti spianare la strada «a un altro tipo di rapporto» con l'importante partner commerciale, che è chiamata a riconoscere in «modo netto la sovranità della Svizzera e la sua forza contrattuale».
«Vittoria del popolo» - Sulla stessa lunghezza d'onda leghista, troviamo naturalmente l'UDC che parla di «vittoria del popolo e della democrazia diretta», esultando per la decisione odierna presa dal Consiglio federale. Per i democentristi, infatti, l'Accordo quadro avrebbe significato «una perdita massiccia di sovranità per la Svizzera». Il presidente Marco Chiesa sottolinea come il documento non sia più sul tavolo «grazie agli sforzi dell'UDC» che contrariamente alle altre forze politiche «non vuole facilitare» il versamento del miliardo di coesione. «Tale contributo non va sbloccato finché da Bruxelles si discriminerà la Svizzera», sbotta in conclusione il partito, ricordando come l'Ue esporti «più beni verso la Confederazione che viceversa».
«Pronti ad assumerci responsabilità» - Il Centro «prende atto» dello stop alle negoziazioni ed è pronto ad assumersi le sue responsabilità per sviluppare «in tempi brevi» soluzioni percorribili per i settori interessati e una prospettiva per le relazioni bilaterali Svizzera-Ue. Per il partito si tratta di rafforzare di nuovo il partenariato sociale, che è stato «inutilmente destabilizzato» e «bisogna inoltre continuare sulla via bilaterale, ma non a qualsiasi prezzo», Per il Centro, la Svizzera dovrà infatti esaminare quali siano le basi giuridiche che può adattare in maniera autonoma così da ridurre le differenze che sono apparse nel confronto con il diritto europeo. »In questo modo potremo dapprima stabilizzare le relazioni con l'Ue e poi sviluppare la via bilaterale».
Verso un'iniziativa popolare? - Promette invece battaglia il Movimento europeo svizzero che sta valutando il lancio di un'iniziativa popolare per garantire l'integrazione della Svizzera in Europa. «La scelta del Consiglio federale, caduta dopo tanti anni di discussioni e negoziati, pone fine al percorso bilaterale e segna di fatto la rinuncia del Governo al suo obiettivo principale di politica europea», deplora il Movimento. «Tutto questo è inaccettabile. Non accetteremo passivamente l'emarginazione della Svizzera».