Per Gao Fu, capo del CDC cinese, si è trattato di un fraintendimento: «Le mie parole riportate fuori contesto»
La carenza di dati e risultati sulle sperimentazioni rilasciati pubblicamente non permette però di diradare le nebbie attorno alla reale efficacia dei vaccini cinesi.
PECHINO - La notizia delle performance non ottimali dei vaccini cinesi anti-Covid, emersa nel corso di una conferenza stampa con Gao Fu - il capo del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie cinese -, ha impiegato poche ore per conquistarsi uno spazio tra le colonne dei quotidiani e i titoli dei telegiornali di domenica. Al punto da costringere lo stesso alto funzionario a una secca retromarcia, in cui ha spiegato come le sue parole siano state «riportate fuori contesto». Insomma, un fraintendimento.
Rimettiamo un po' di ordine e torniamo a sabato. Nell'occasione, Gao ha evocato la possibilità che le autorità sanitarie cinesi optassero per mischiare diversi vaccini anti-Covid per incrementarne l'efficacia dato che i preparati attuali «non conferiscono un livello di protezione molto alto». Non solo, tra le idee sul tavolo di Pechino ci sarebbe anche quella di rivedere gli attuali dosaggi. Al momento, in Cina sono stati autorizzati quattro vaccini, tutti sviluppati nel paese asiatico.
Vaccini "nebulosi"
Sull'efficacia di questi preparati - già somministrati con almeno una dose a oltre 100 milioni di cittadini cinesi - la comunità scientifica internazionale non ha ancora potuto esprimersi con grande chiarezza. Da una sperimentazione clinica conclusa all'inizio del 2021 in Brasile sul vaccino sviluppato da Sinovac è emersa un'efficacia pari al 50,4%. Altri trial hanno mostrato valori che oscillano tra il 65% e il 91%. Ma una visione chiara a più ampio spettro manca. E la "riservatezza" con cui le farmaceutiche cinesi trattano dati e cifre delle proprie sperimentazioni non aiuta in questo senso.
La retromarcia di Gao
Le parole di Gao sono state lette e interpretate ai quattro angoli del globo come una rara ammissione di debolezza. Da qui la necessità di rettificare, aggiungendo che il miglioramento dell'efficacia dei vaccini «è una questione che deve essere presa in considerazione dagli esperti di tutto il mondo» e che, come affermato al Global Times, «i livelli di protezione di tutti i vaccini, in tutto il mondo, sono a volte più alti e a volte più bassi». In altre parole, Pechino conferma quindi che i propri vaccini funzionano e che sono l'unico mezzo per garantirsi un visto rapido d'entrata nel paese asiatico.