Con 1'588 ordigni strategici pronti all'uso e quasi 2'000 armi tattiche, l'arsenale russo è il più ampio del pianeta.
MOSCA - Il presidente russo Vladimir Putin è tornato ad accarezzare il pulsante nucleare. Lo ha fatto ieri nel suo discorso alla nazione, quando - "à côté" dell'annuncio di una mobilitazione parziale - ha ribadito che la Russia userà «tutti i mezzi a disposizione» per proteggere la sua integrità esistenziale. Nulla di nuovo in realtà su questo fronte rispetto a quanto già aveva detto negli scorsi mesi - la prima "minaccia" risale al 27 febbraio, subito dopo l'entrata dei carri armati russi in Ucraina, con la messa in allerta del sistema di deterrenza nucleare. I contorni del quadro però potrebbero modificarsi all'indomani dei referendum, ovvero quando Mosca considererà quei territori oggi solo occupati dalle proprie truppe come formalmente parte della Federazione. E se a quel punto Putin, in ossequio alla dottrina difensiva di Mosca, dovesse dare luce verde alla rappresaglia nucleare tattica, viene naturale porsi una domanda: quale potrebbe essere l'obiettivo?
Premettiamo subito che nessuno conosce la risposta (a parte Putin e il suo cerchio magico, s'intende). Qualche ipotesi però è stata formulata. Ma occorre partire da quello che è l'arsenale nucleare a disposizione del Cremlino, che, come ben noto, è più vasto di quello di qualsiasi altro paese. A oggi, secondo le cifre del Bulletin of the Atomic Scientist, la Russia ha nelle sue disponibilità un totale di 4'447 testate. Di queste, 1'588 sono già dislocate e pronte all'uso. Mentre le altre costituiscono la riserva: in parte strategica (977), in parte tattica (1'912).
Le due ipotesi: Isola dei Serpenti e i dintorni di Leopoli
Queste ultime hanno una gittata e un potere distruttivo ridotto rispetto alle prime, compensato dall'essere più versatili nel loro utilizzo. Possono infatti essere lanciate da un nave, da un aereo o come un regolare colpo d'artiglieria, per colpire bersagli situati fino a circa 480 chilometri di distanza, secondo le analisi del think tank Royal United Service Institute (RUSI). Chiarito il "cosa", torniamo ora al "dove". E al "come" che si tiene a braccetto. Le ipotesi quando si pensa a dove lo zar potrebbe dirigere una testata tattica, e su cui i vertici Nato si interrogano ormai da tempo, sono due, scrive oggi Repubblica. La prima è l'ormai ben nota Isola dei Serpenti, disabitata e collocata nel Mar Nero, e considerata un punto strategico, tanto da Kiev quanto da Mosca. La seconda è quella di un centro abitato situato nella regione di Leopoli.
L'ipotesi di un «colpo d'avvertimento» sull'Isola dei Serpenti è menzionata anche in un'analisi pubblicata 48 ore fa dall'esperto Lawrence Freedman, professore emerito di polemologia al King's College di Londra, che nel merito di un eventuale ricorso di Putin all'atomica sottolinea come «la possibilità non vada scartata con disinvoltura» perché, al netto dell'ampio arsenale a disposizione e della disperazione, Putin «ha già fatto cose molto stupide» e quindi «nessuno può escludere che non ne faccia di ancora più stupide». Tornando però all'ipotesi di cui sopra, Freedman sottolinea pure che «i potenziali obiettivi di un attacco nucleare limitato sono i medesimi già considerati per un attacco convenzionale».
Si sta quindi parlando «più di infrastrutture critiche che non di città». E dopo? «Fino a quale punto ci si spingerà, una volta che sarà superata la prima soglia, dipenderà dalla reazione dello schieramento opposto».