In attesa di entrare negli Stati Uniti un gruppo di detenuti sudamericani ha appiccato un incendio in un centro in Messico.
CIUDAD JUAREZ - Un’azione di protesta all'interno del centro di detenzioni iniziata dagli stessi migranti. Questa la causa dell’incendio scoppiato a Ciudad Juárez ieri notte e costato la vita a 39 persone. «L’ipotesi è che i detenuti siano venuti a conoscenza dell'imminente deportazione nei loro paesi di origine e per protesta hanno appiccato il fuoco con i lenzuoli», ha spiegato il presidente messicano Andrés Manuel López Obrados, durante una conferenza stampa. «Non immaginavo che la loro azione avrebbe causato questa terribile catastrofe».
Un'ennesima tragedia lungo il confine che separa il Messico con gli Stati Uniti. Il quotidiano locale El Universal ha affermato che i funzionari dell'immigrazione hanno raccolto per strada, lunedì pomeriggio, tutti i migranti che chiedevano l'elemosina per la strada di Ciudad Juárez, una cittadina a pochi chilometri da El Paso, in Texas. Alcuni di questi migranti sarebbero stati trasportati al centro di immigrazione dove in seguito è scoppiato l'incendio.
I primi risultati delle indagini però lamentano una reazione poco efficiente del personale dell’istituto. Una volta scoppiato l’incendio non è stato evacuato l’edificio. I soccorritori hanno infatti confermato che molte persone sono morte per soffocamento e non a causa delle ustioni riportate. «Le guardie non hanno agito rapidamente, i migranti chiusi nello stabile non potevano uscire», ha spiegato un testimone a una testata locale.
Ciudad Juárez è uno snodo importante per i migranti sudamericani che si giocano le loro chance per entrare negli Stati Uniti. Secondo Istituto Nazionale per le Migrazioni al momento della tragedia erano “ospitate” 68 persone.