È stato il test del dna a chiarire cosa realmente accadde all'uomo sull' Alpe di Ossuccio, in Tremezzina.
COMO - Si era accorto che mancavano delle capre all'appello e così aveva deciso di salire all’Alpe di Ossuccio, in Tremezzina, ramo comasco del Lario, a pochi km dal Ticino.
Ebbene, la sera del 22 maggio scorso, una volta giunto all'alpeggio, il giovane raccontò di essersi «trovato circondato da tre lupi che hanno iniziato a girarmi attorno, uno mi è saltato addosso, mi ha morso la camicia e mi ha colpito anche sulla gamba».
Il test del dna - A distanza di tre settimane però, le analisi genetiche sui campioni di indumenti, eseguiti dai laboratori della Fondazione Edmund Mach di Trento su incarico di Regione Lombardia, chiariscono che quella disavventura non fu un incontro ravvicinato con lupi ma si trattò di cani.
Ma non solo, questa volta a scagionare da ogni responsabilità il lupo sono anche i rilievi della Polizia Provinciale di Como, che non ha riscontrato nella zona la presenza di carcasse di animali riconducibili alla presenza di lupi. Chiarito dunque l'episodio, in un comunicato, Regione Lombardia spiega che resta comunque attenzionata la presenza del lupo, «rilevata ogni anno» a partire dal 2015, quando si formò il primo branco, proprio in Alto Lario.
Un branco condiviso con il Ticino - «Regione Lombardia – ha spiegato l’assessore regionale al Territorio e Sistemi verdi, Gianluca Comazzi – è impegnata anche nella prevenzione. Con il progetto Life Wolfalps EU sono infatti state create squadre di intervento a supporto degli allevatori. Tra i loro obiettivi quello di informarli sulle modalità più efficaci di prevenzione dei danni».
E a questo proposito, l'Ersaf Lombardia (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) - come riferito dal quotidiano Il Giorno - fa sapere che nella Provincia di Como è presente un branco stabile, composto da 3 fino a 5 individui e condiviso con il Canton Ticino.