I dubbi attorno alle cause del disastro e l’identità delle vittime alimentano le teorie complottiste. Alla Procura fare luce.
PALERMO - Un naufragio che non è uguale agli altri. Perché l'interesse generale intorno alla tragedia del Bayesan, inabissatosi davanti alle coste palermitane lo scorso lunedì, è unico nel suo genere. Capace di generare emozione e curiosità, distante anni luce da quell'anestetizzazione colpevole intorno alle tragedie di migranti del Mediterraneo.
Un coinvolgimento internazionale - quello per il mega yacht e i suoi occupanti - che parte dall'Italia per raggiungere Regno Unito e Stati Uniti. Vuoi perché quella interrotta da una tempesta era una vacanza da sogno, i cui contorni per le persone "normali" restano qualcosa di inaccessibile. Vuoi perché gli ospiti a bordo del veliero di 56 metri erano pezzi da novanta della finanza e dell'imprenditoria tecnologica mondiale.
Sta di fatto che attorno alla cronaca dei fatti, dopo il ritrovamento dei corpi dei sei dispersi e i passi in avanti dell'inchiesta - oggi è stato indagato per naufragio e omicidio plurimo colposi il comandante del veliero James Cutfield -, si sono moltiplicate le ipotesi complottiste. Che trovano però sostanza nei punti oscuri e nelle coincidenze che questa tragica vicenda porta con sé.
Troppi errori - A partire dal Bayesan, «inaffondabile», secondo chi lo ha costruito. Ma che affonderà a mezzo miglio dalla costa, nel tratto di mare davanti a Porticello. Dunque non certamente in pieno oceano e nel bel mezzo di un uragano. Sulle cause indaga la Procura ma sempre più esperti - interpellati durante la prima settimana trascorsa dal disastro - non escludono che una causa dell'affondamento potrebbe essere legata ad almeno un portellone, forse quello laterale da dove si fanno uscire i tender, rimasto aperto. Fatto difficile da spiegare specie con l'avvicinarsi del maltempo, se non come tromba d'aria - difficile da prevedere - quanto meno sotto forma di «isolati temporali». E perché poi quella scelta di restare ancorati, così come quella del sollevamento parziale della deriva? E ancora, a parte il cuoco di bordo, tutto l'equipaggio si è salvato mentre i sei ospiti sono morti.
I servizi segreti - Tra loro c'è appunto il magnate del settore tecnologico, Mike Lynch. Che era da poco stato assolto dal processo che lo vedeva imputato, insieme al braccio destro Stephen Chamberlain, nel processo per frode conseguente alla cessione della loro Autonomy a Hewlett-Packard, ceduta nel 2011 per 11 miliardi di dollari. Entrambi - Lynch e Chamberlain - assolti a inizio giugno, entrambi privati della vita a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro. Chamberlain è stato infatti investito da un'auto mentre correva a nord di Cambridge sabato mattina e lunedì (lo stesso giorno del naufragio) verrà dichiarato morto.
Il Lago Maggiore - Poi c'è quella curiosa similitudine tra la tromba d'aria che si abbatte sullo yacht e quella che fece affondare il "Gooduria" lo scorso 28 maggio sul Lago Maggiore. Incidente che costò la vita a due esponenti dell'intelligence italiana (Aise), a un membro del Mossad israeliano di 53 anni in pensione e a una donna russa (50 anni), moglie dello skipper. Ecco dunque affiorare un'altra teoria, che si basa sui rapporti di Mike Lynch con i servizi segreti di vari paesi. Soprattutto attraverso la Darkrace, società del magnate specializzata nella cybersicurezza e affermatasi come leader nell'utilizzo dell'IA applicata alla sicurezza, poi ceduta al fondo statunitense Thoma Bravo che collabora con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Coincidenze, appunto.
Ma affinché qualsiasi teoria lasci spazio alla verità dei fatti, tocca alla Procura individuare cause e - se ci saranno - responsabili della morte di sette persone. Proprio in queste ore sotto torchio sono tutti i componenti dell'equipaggio.