Proseguono tuttavia le proteste di massa contro colui che governa il paese da 26 anni
MINSK - Aleksandr Lukashenko non vuole testimoni. Vorrebbe che le proteste di massa contro di lui in Bielorussia fossero raccontate solo dalla propaganda del suo regime. Si può leggere in questo modo il nuovo giro di vite dell'"ultimo dittatore d'Europa" contro i giornalisti.
Un numero imprecisato di reporter che lavorano per testate straniere si sono visti privare del loro accredito giornalistico, e quindi della possibilità di lavorare e raccontare cosa sta avvenendo nel Paese. Decine di cronisti sono stati fermati in questi giorni dalla polizia e Aleksandr Vasilievich, il fondatore di due testate online critiche nei confronti del governo, è finito dietro le sbarre.
Decine, a volte forse addirittura centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in queste settimane contro colui che governa la Bielorussia col pugno di ferro ormai da 26 anni. Il suo trionfo elettorale con l'80% dei voti alle presidenziali del 9 agosto è considerato da molti il risultato di massicci brogli elettorali e proteste pacifiche e scioperi si sono registrati praticamente in tutto il Paese.
Il regime di Lukashenko ha reagito reprimendo brutalmente le manifestazioni e ora pare volersi concentrare sui giornalisti. «Quando un governo manda via i giornalisti stranieri c'è da preoccuparsi», ha commentato su Twitter il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni. I nuovi provvedimenti liberticidi sono stati condannati anche dall'ambasciata americana a Minsk.
Non dalla Russia però, che si è schierata dalla parte del suo vecchio e non sempre fedele alleato minacciando un intervento militare o di polizia in caso di "necessità". Putin, che teme che Minsk possa uscire dalla sfera di influenza del Cremlino, oggi ha ribadito il suo sostegno a Lukashenko precisando che Mosca considera «valide» le tanto contestate presidenziali di tre settimane fa.
Tra i giornalisti a cui è stato revocato l'accredito figurano reporter della Bbc, di Radio Liberty, delle agenzie di stampa France Presse, Reuters e Associated Press e della tv tedesca Ard. Almeno quattro di loro, di cittadinanza russa, hanno già lasciato la Bielorussia. «È un altro segnale che questo regime è assolutamente privo di principi morali», ha commentato Svetlana Tikhanovskaya, la leader dell'opposizione che tanti ritengono la vera vincitrice delle presidenziali e che è stata costretta a emigrare in Lituania dopo il voto.
Tikhanovskaya però è ottimista sul futuro: il governo di Lukashenko - ha dichiarato - «tenterà di restare aggrappato al potere intimorendo e minacciando», ma «questa tattica non funzionerà: il popolo bielorusso non ha più paura. Vinceremo. L'ora più buia precede sempre l'alba».
Domani in Bielorussia è in programma un'altra protesta di massa contro il regime.