Il focolaio nella città di Xi'An ha costretto i produttori a limitare la produzione
XI'AN - Non c'è pace per i chip, essenziali per il funzionamento dei prodotti elettronici. La richiesta è sempre più alta, ma dall'altra parte mancano le materie prime, difficili da trovare e da estrarre. E ora si aggiunge un ulteriore problema: alcune delle maggiori fabbriche produttrici di chip sono ora in lockdown, perché situate nella città di Xi'An, da giorni nella morsa del coronavirus.
Samsung ha dichiarato ieri di «aver dovuto modificare temporaneamente le operazioni» a Xi'An, aggiungendo che la priorità dell'azienda è quella di proteggere i lavoratori. Il colosso ha inoltre dichiarato che farà tutto il possibile per evitare un ulteriore rallentamento nella consegna dei chip. L'azienda coreana ha investito nella città più di 10 miliardi di dollari, e dà lavoro a più di 3'300 persone, riporta la Cnn. La produzione di Xi'An rappresenta circa il 40% di quella globale destinata a smartphone, tablet e hard disk.
Problemi anche per Micron, che possiede alcune fabbriche proprio nella città colpita duramente dall'epidemia. Il lockdown, ha dichiarato, potrebbe avere un impatto sulla produzione dei chip destinati ai computer, e non sono esclusi ritardi a breve termine.
Xi'An ha fatto registrare ben 1'117 casi totali negli ultimi giorni, un numero molto alto per gli standard cinesi. Il lockdown riguarda circa 13 milioni di persone. Buona parte dei cittadini, tra ieri e oggi ha ricevuto dal governo locale beni alimentari gratuiti.