Da Zara si pagano 2,95 franchi per pacco. Secondo il consigliere nazionale Töngi (Verdi) «è la strada giusta»
ZURIGO - Nel 2021 la Posta ha consegnato oltre duecento milioni di pacchi. Si tratta di un record, registrato anche grazie allo shopping online e ai molti articoli che i consumatori rispediscono al mittente. Secondo un recente studio condotto dal corriere DPD, con una quota di resi pari al 27,1%, gli svizzeri sono “campioni europei”. E si tratta di resi che vengono effettuati soprattutto nel settore dell'abbigliamento, come spiega Darius Zumstein, esperto di e-commerce presso l'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW).
Un fenomeno che si riscontra in primis presso Zalando che con il reso gratuito ha abituato i suoi clienti a ordinare i vestiti in più taglie diverse. Quelle che non vanno bene, vengono poi restituite. Un concetto, questo, che non piace agli ambientalisti. E sembra che ora qualcosa stia cambiando. Zara ha infatti deciso di introdurre una tassa per i resi, come scrive la SonntagsZeitung.
Quasi tre franchi per pacco - Soltanto chi riporta la merce da restituire direttamente in negozio può effettuare il reso gratuitamente. Altrimenti si pagano 2,95 franchi per pacco. Si tratta comunque di un importo che non copre le spese di spedizione. E nemmeno la procedura di reso, che viene a costare - secondo l'esperto - tra i dieci e i venti franchi. Ma se al consumatore venissero chiesti dieci franchi, la clientela si rivolgerebbe alla concorrenza che non prevede spese.
Incassando quasi tre franchi per pacco, Zara potrà comunque coprire almeno una piccola parte delle spese generate dal reso. Una copertura che diventa sempre più importante, in quanto con l'aumento dei costi per l'energia e il boom dello shopping online dovuto alla pandemia, si contano aziende che non ce la fanno più ad affrontare le spese, come spiega Zumstein.
Zara non sarà un unicum - Al momento presso altri commercianti online, come Zalando o C&A, il reso resta gratuito. Ma l'esperto è certo che presto anche altri portali introdurranno una misura analoga. «Quando qualcuno inizia, gli altri seguono l'esempio. E così trasferiscono i costi più elevati sui clienti col pretesto della protezione dell'ambiente» afferma.
La questione ecologica - E proprio a proposito di ambiente, il consigliere nazionale lucernese Michael Töngi (Verdi) ha di recente chiesto per mezzo di una mozione che i rivenditori siano obbligati a riscuotere una tassa del genere. E si dice soddisfatto del passo intrapreso da Zara: «Si tratta di una decisione importante per evitare trasporti e resi inutili» afferma Töngi, interpellato da 20 Minuten.
Affinché il provvedimento abbia un effetto positivo, non conterebbe l'ammontare della tassa, secondo alcuni studi. In Germania, per esempio, con un contributo di tre euro i resi sarebbero diminuiti del 16%, spiega ancora Töngi.
Anche l'organizzazione Public Eye si dice soddisfatta della decisione presa da Zara. Ma ritiene che sia soltanto un primo passo. Fintanto che rivenditori come Zara e Zalando continuano a guadagnare con la cosiddetta Fast Fashion invece che con dei prodotti più duraturi, non stupisce che le scelte dei consumatori siano insostenibili quanto i prodotti restituiti, afferma David Hachfeld di Public Eye.