A sostenerlo l'ex capo della Direzione della politica economica della Seco: «Se un giorno cadrà, si troverà ai piedi dei contribuenti».
ZURIGO - UBS diventerà troppo grande per la Svizzera, dopo l'acquisizione di Credit Suisse: ne è convinto Aymo Brunetti, professore di economia all'Università di Berna ed ex capo della Direzione della politica economica della Seco, la Segreteria di Stato dell'economia.
«Se un giorno UBS cadrà, si troverà ai piedi dei contribuenti svizzeri con una somma potenzialmente enorme: per me è inaccettabile», afferma il 60enne in un'intervista pubblicata dall'edizione online della Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ).
Se non può fallire, la nuova UBS è troppo grande: il totale del suo bilancio sarebbe circa il doppio del prodotto interno lordo annuo della Confederazione. «Il nostro piccolo paese non può permettersi una UBS con garanzia statale: il rischio è assolutamente insostenibile», sostiene l'esperto con studi a Basilea e all'università di Harvard (Usa).
«Se i politici eviteranno di prendere provvedimenti a causa delle pressioni della banca, a UBS potrebbero potenzialmente essere posti vincoli ancora di più vasta portata attraverso un'iniziativa popolare». Tra la popolazione e i partiti influenti di destra e di sinistra c'è grande risentimento per i «miliardi di aiuti pubblici alla scandalosa banca Credit Suisse», osserva lo specialista. Secondo Brunetti UBS «non deve essere dichiarata indispensabile per falso orgoglio nazionale». In questo senso ad esempio un trasferimento della sede centrale non dovrebbe diventare un tabù.
Stando all'intervistato la questione decisiva è sapere se la soluzione di salvataggio di UBS, sostenuta dallo stato, fosse davvero priva di alternative come sostengono il Consiglio federale e la Banca nazionale: ma a questa domanda si potrà rispondere solo dopo un'analisi approfondita del caso. «È facile immaginare scenari di crisi finanziaria globale, ma non sono ancora convinto al cento per cento».
L'economista non dà inoltre buoni voti al mondo politico elvetico. Più si allontanava nel tempo la crisi finanziaria del 2008, più le grandi banche sono state viste con noncuranza. La Finma, l'autorità di vigilanza dei mercati finanziari, è stata attaccata, invece di essere rafforzata. Per Brunetti questo dossier «deve essere affrontato, e il più rapidamente possibile».