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BELLINZONA «Le maschere compiono atti orribili»

23.11.23 - 06:30
La serie thriller-poliziesca "Alter Ego" è stata girata interamente in Ticino e sarà proiettata in anteprima a Castillinaria il 24 novembre
AmcaFilms
«Le maschere compiono atti orribili»
La serie thriller-poliziesca "Alter Ego" è stata girata interamente in Ticino e sarà proiettata in anteprima a Castillinaria il 24 novembre

BELLINZONA - È la mattina dell'ultimo giorno di Carnevale. In periferia affiora il cadavere di una ragazza. È la figlia di un politico e uomo d'affari di spicco. La squadra incaricata di indagare sull'omicidio, capitanata dal commissario Blum, si addentra in una Bellinzona piena di insidie, in cui tutti i personaggi portano una maschera.

Si apre così "Alter Ego": la prima serie thriller-poliziesca interamente girata in Ticino. Prodotta da AmkaFilms in collaborazione con RSI Radiotelevisione svizzera SSR SRG sarà proiettata in anteprima a Castellinaria il 24 novembre a Giubiasco. Per l'occasione tio/20minuti ha intervistato i registi Erik Bernasconi e Robert Ralston. 

Che ruolo giocano il Ticino e la città di Bellinzona nella serie? 
«La storia di "Alter Ego" è fortemente radicata al territorio. In questo senso credo che il Ticino e Bellinzona parlino per sé. Abbiamo cercato di sviluppare i personaggi in chiave ticinese e di renderli credibili. Speriamo che gli spettatori si sentano davvero in Ticino». 

La vicenda si svolge durante il carnevale di Bellinzona. La dualità dell’ambientazione, da una parte allegra e solare e dall’altra macabra e inquietante, fa da fil-rouge alla serie. 
«È proprio così. Abbiamo voluto lavorare sui contrasti. Ma il tema più importante è quello delle maschere: le persone cercano di nascondere quello che sono. La nostra non è una critica sociale. Volevamo semplicemente mostrare tutte le maschere che una persona è in grado di portare e far capire che alcune di esse possono portarci a compiere atti orribili».

Chi è il commissario Blum? Da dove vi siete ispirati per elaborare il suo profilo psicologico? 
«Diciamo che è una sintesi di molti personaggi di opere letterarie e serie televisive. Il cognome del commissario è una dedica a un personaggio reale: Blum è infatti il cognome di un poliziotto ticinese che ha collaborato con il collettivo nel periodo di ricerca in Ticino». 

Oltre alla vicenda in sé, che vede la mobilitazione dell’apparato di polizia e quello politico-mediatico a seguito di tremendi omicidi, vengono mostrate anche le peripezie personali dei protagonisti della serie. Che ruolo giocano queste? 
«Il grande scrittore Friederich Dürrenmatt ci ha insegnato che il Giallo ci permette di comprendere l'animo umano. In questo senso abbiamo cercato di scavare nelle profondità della psicologia dei personaggi e di raccontarne le vicende. Questo ha regalato alla serie un minimo di profondità. In particolare ci siamo concentrati sul tema della relazione con il padre e abbiamo cercato di svilupparlo in tutte le sue sfaccettature». 

Il Ticino che mostrate è freddo, grigio, pieno di insidie ed eventi al limite del paranormale... Un Ticino completamente diverso da quello così spesso raffigurato nei manifesti delle agenzie turistiche. Eppure il "vostro" Ticino un fascino ce l’ha. Come avete scelto il tenore dell’ambientazione? 
«Studiando gli stilemi del genere thriller. Ci siamo subito accorti che non avevamo alternative. Abbiamo allora deciso di aderire al genere. La città di Bellinzona è stata mostrata per quella che è realmente. Tranne per la sua luce: quella l'abbiamo spenta». 

La fotografia di Alter Ego è intrigante. Oltre alle riprese dall’alto, i giochetti di prestigio con inquadrature e profondità di campo, avete spesso utilizzato gli specchi per riflettere la luce. Un motivo in particolare? 
«Prima di cominciare con le riprese abbiamo preparato una serie di stilemi tipici del genere thriller. Uno di questi era proprio l'immagine riflessa nello specchio. In una serie televisiva intitolata "Alter Ego" è scontato che si volesse parlare della psicologia dei personaggi o la possibile duplicità tra il bene e il male. Il riflesso ne è una metafora». 

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