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L'OSPITENon abbiamo imparato nulla dalla rinuncia al segreto bancario?

19.11.20 - 15:30
Piero Marchesi, Consigliere nazionale e Presidente UDC Ticino
tipress
Non abbiamo imparato nulla dalla rinuncia al segreto bancario?
Piero Marchesi, Consigliere nazionale e Presidente UDC Ticino

Dopo essere cascati nel tranello della sinistra alcuni anni fa, eccoci nuovamente di fronte ad un’iniziativa totalmente ideologica che vuole renderci, ancora una volta e a qualsiasi prezzo, i primi della classe. L’iniziativa «Per imprese responsabili» persegue un obiettivo che tutti condividiamo, questo è incontestato. Chi non sarebbe a favore della tutela dei diritti umani e dell’ambiente? Bisogna però ragionare sui mezzi proposti dagli iniziativisti e sulle conseguenze sia per la Svizzera che per i paesi in via di sviluppo.

Già in passato, con la caduta del segreto bancario, abbiamo pagato a caro prezzo la nostra smania di voler essere sempre i primi della classe. A causa di questo, la sola piazza finanziaria ticinese ha perso migliaia di posti di lavoro e ha diminuito la sua attrattività. Certo, non è stato l’unico fattore ma, in pochi anni, i posti di lavoro nel settore sono diminuiti di circa un terzo. Questo ci dovrebbe servire da lezione!

Il testo che andremo a votare è chiaro e non si riesce a comprendere il tentativo dei promotori di farci credere che l’iniziativa riguardi esclusivamente le multinazionali. Anche se così fosse, occorre forse ricordare che le multinazionali in Svizzera sono circa 16'000 e garantiscono un totale di 920'000 impieghi! Ma, in ogni caso, non è così! Basta leggere il testo dell’iniziativa per averne la certezza. Si parla sempre genericamente di imprese e mai di multinazionali. Quindi tutte le imprese svizzere sarebbero toccate, grandi o piccole che siano. L’iniziativa toccherebbe però potenzialmente anche 80'000 PMI - di cui 5’364 solo in Ticino-, l’80% di queste imprese occupa meno di dieci collaboratori. Se l’iniziativa venisse accettata, a rischio sarebbe un numero enorme di impieghi, senza contare gli introiti e il benessere che queste imprese generano. Le PMI, soprattutto quelle più piccole, sarebbero in difficoltà nell’adempiere ai criteri posti dall’iniziativa, che prevedono espressamente anche che queste applichino la dovuta diligenza lungo tutta la catena di approvvigionamento (Art. 101a, cpv. 2b D-Cost.) e che siano responsabili anche per fatti commessi da terzi (Art. 101a, cpv. 2c D-Cost.). Le richieste sono difficili se non praticamente impossibili da soddisfare e questo metterebbe a rischio la sopravvivenza di molte imprese. Nella pratica una piccola azienda che produce caffè in Ticino e che ha una partecipazione in un’azienda africana che le fornisce la materia prima, potrà essere chiamata a rispondere di presunte violazioni commesse a 5'000 chilometri di distanza. Un’assurdità!

Lo abbiamo già provato una volta e stiamo pagando a caro prezzo il nostro voler essere i primi della classe. Non significa che dobbiamo smettere di agire ma significa che dobbiamo farlo con testa, ponderando gli strumenti agli obiettivi che si vogliono raggiungere. In questo caso si è andato troppo in là e a pagare a caro prezzo questo eccesso di zelo sarebbero anche le lavoratrici e lavoratori svizzeri.

Per questi motivi, il 29 novembre votiamo un chiaro e convito NO all’iniziativa «Per imprese responsabili».

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