Lorenzo Quadri, consigliere nazionale per la Lega dei Ticinesi
Il disastro provocato dalla pandemia sul mercato del lavoro comincia a palesarsi. Ovviamente è solo la punta dell’iceberg. La SECO indica, ad esempio, che a fine dicembre del 2020 le persone iscritte agli uffici di collocamento erano il 40% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E sappiamo bene che il numero reale dei senza lavoro è di parecchio superiore a quello delle persone iscritte agli URC.
Nel frattempo però il numero di fallimenti di aziende in Ticino risulta essere diminuito. La società di informazioni economiche Bisnode D&B ha indicato che nel nostro Cantone nel 2020 i fallimenti aziendali sono stati il 23% in meno rispetto al 2019. Certamente questo non accade perché l’economia sta meglio. Succede perché aziende che comunque sarebbero fallite anche senza il coronavirus, vengono artificialmente mantenute in vita tramite aiuti pubblici. Questo a sua volta significa due cose:
La gestione della pandemia da parte del Consiglio federale è, in generale, un susseguirsi di flop. Vaccini in ritardo e in quantitativi ridicoli (altri paesi hanno già vaccinato oltre il 10% della popolazione); niente tamponi rapidi a tappeto che potrebbero contenere massicciamente l’epidemia (lo dicono autorevoli pareri medici); ristoranti, bar, musei, palestre, cinema e teatri chiusi inutilmente senza che ciò abbia fatto scendere i contagi; per contro, le frontiere rimangono spalancate e senza controlli quando, secondo le ultime informazioni, il tasso Rt della Lombardia è dell’1,27. Nei prossimi giorni si prospettano ulteriori chiusure di attività economiche. Il Consigliere federale PS Alain Berset le ha annunciate; e, come al solito, gli esponenti del cosiddetto “centro” PLR-PPD, ormai ridotto a ruota di scorta della sinistra, si accoderanno.
È chiaro che i settori arbitrariamente costretti ad andare in lockdown andranno indennizzati. Al proposito alcune semplici decisioni di principio possono essere prese subito: