Un contributo di Donatello Poggi, già deputato in Gran Consiglio
C’è poco da girare attorno alla torta, cari “compagni” e sindacalisti di UNIA (braccio politico del PS da sempre), le cifre che nei giorni scorsi sono uscite sui media - non certo per inchieste giornalistiche ticinesi - hanno messo in forte imbarazzo (disagio?) il più grosso e potente sindacato svizzero.
Le cifre, ai vari livelli, sono imponenti e qualche domanda è pur lecito farsela, piaccia o non piaccia ai dirigenti di UNIA.
Intendiamoci subito, non è assolutamente mia intenzione con questo articolo difendere l’operato del sedicente sindacato “Tisin”, poiché giocare al ribasso sulla pelle dei lavoratori è vergognoso e da condannare senza mezzi termini; ma neppure ho le fette di salame sugli occhi!
Già ai tempi dello sciopero delle Officine FFS di Bellinzona (facevo parte del Comitato di sciopero) si erano notate lotte intestine evidenti in UNIA e sempre per via del bistrattato potere che, non fa eccezione, conta eccome anche a sinistra.
Infatti, passato lo sciopero citato, si regolarono subito i conti.
E perché? Perché lo sciopero, organizzato e deciso dagli operai, diede parecchio fastidio alle cosiddette “dirigenze sindacali” e coloro, di UNIA, che si schierarono da subito con noi, al contrario della solita prudenza socialdemocratica (?) dei vertici, subirono le “purghe”, tipiche di una certa sinistra che non perde mai il vizio.
Potrei citare nomi e cognomi ma ve li risparmio.
Il fatto poi di essere, allo stesso tempo, presidente del PS ticinese e segretario regionale di UNIA (come successo in passato), di certo non aiuta la causa, anzi.
E allora, sindacato o politica? Difesa degli interessi dei lavoratori (giustissimo), e/o bilanciare il tutto con gli interessi del partito in occasione di elezioni, votazioni, nomine, ecc?
È questo che da sempre da tremendamente fastidio al lavoratore che paga la quota sindacale! È così difficile da capire?
Pierangelo Bertoli, cantautore libero e schietto e mai dimenticato, in una sua celebre canzone citava: “… le chiese, il parlamento, i sindacati, le banche e tutti gli altri centri di potere …”
Sono passati quasi trent’anni e in pratica non è cambiato nulla, anzi, a mio modesto avviso la situazione è peggiorata.
Che i sindacati siano dei veri e propri centri di potere e non delle verginelle, lo sa ormai anche il famoso Francesco di Viganello, detto anche “Cec da Viganell”, per cui basta con la solita e fastidiosa ipocrisia da quattro soldi.
Mi riferisco ovviamente a tutti i principali sindacati svizzeri.