Il racconto di Nicola: «Il lockdown in Australia? È come se un ticinese non potesse andare nel Canton Uri»
«C'era molta attesa in questi giorni. Alcune persone in possesso di un biglietto per le partite minacciavano di boicottare il torneo». L'ultima parola arriverà comunque nelle prossime ore.
MELBOURNE - Tutti contro Djokovic (o quasi). In Australia praticamente l'intera popolazione faceva il tifo affinché Nole venisse espulso. I sacrifici e gli sforzi fatti per tornare a una vita normale sono stati enormi e l'entrata nella terra dei canguri di Djokovic - che voleva delle regole fatte su misura per lui - non è per nulla piaciuta alla popolazione, costretta al lockdown più lungo e stringente del globo. È proprio su questo aspetto che negli ultimi giorni si è giocata la partita, con il governo che non poteva certo non tenerne conto (anche se l'ultima parola arriverà soltanto nelle prossime ore).
«Da vari sondaggi che ho avuto occasione di vedere, circa il 95% dei vaccinati australiani voleva la sua espulsione - ci ha raccontato Nicola, ticinese che vive in Australia - Abbiamo trascorso mesi difficili, durante i quali molte famiglie hanno dovuto vivere dei veri e propri drammi. Non potevamo muoverci, se non nel raggio di pochi chilometri. Una storia che mi ha colpito è quella di un ragazzo che non ha potuto stare vicino alla mamma, che poi è deceduta, perché abitava in un altro Stato. È come se un ticinese non potesse andare nel Canton Uri. Se io avessi voluto vedere i miei cari in Svizzera o loro venire a trovarmi, non sarebbe stato possibile. Capite che, con un simile contesto, constatare che qualcuno faccia quel che vuole possa far arrabbiare molte persone».
Il popolo australiano come ha vissuto questa trepida attesa? «Se n'è parlato molto e la storia è sulla bocca di tutti. C'era molta attesa in questi giorni. Alcune persone in possesso di un biglietto per le partite minacciavano di boicottare il torneo. Altri, invece, volevano andarci solo per fischiare Djokovic. Sarebbe stato un bel problema anche per il torneo. Ho letto che il suo clan ha fatto ricorso, ma secondo me gli conviene tornare a casa. Per lui e per tutti...».
Novak Djokovic, un personaggio che divide in ogni angolo del mondo... «Io sono un assiduo tifoso di Roger Federer, ma qui non si parla di fedi sportive. In questo caso è giusto dar credito alla popolazione, che ha fatto moltissimo per cercare di uscirne in breve tempo. Alcuni si chiedevano perché potessero venir estesi privilegi speciali agli atleti quando altri, di recente, hanno lottato per attraversare un confine non per fare sport ma solo per vedere una persona cara».
Lo stato di Victoria, di cui Melbourne è capitale, città ospitante degli Australian Open, venerdì ha riportato un numero record di ricoveri per coronavirus, appena tre giorni prima dell'inizio del torneo di tennis. Nel bollettino giornaliero erano oltre 34'000 le infezioni e 18 i decessi, con 976 nuovi ricoveri. L'Australia è stato uno dei primi paesi a chiudere i confini internazionali nel marzo 2020. Per quasi due anni, a decine di migliaia di cittadini, è stata perfino negata la possibilità di tornare a casa, impedendo alle famiglie di vedersi senza un motivo approvato dal governo.