Proprietà eterogenea e zero unità d’intenti: all’ombra dei castelli non si può essere ambiziosi.
Sono cinque le “parti” che hanno quote dei granata.
BELLINZONA - Sognate un Bellinzona vincente o quantomeno competitivo? Sperate che, dopo le nefandezze giuliniane e la difficile risalita parziale, i granata possano archiviare in fretta i deludenti anni di Prima Lega Promotion per tornare - almeno - in Challenge League? Se qualcosa all’ombra dei castelli non cambierà, rimarrete delusi. Per ambire all’Olimpo (del pallone) servono quattrini e programmazione ed entrambi, al Comunale, mancano. Divisioni, ripicche e malagestione stanno infatti frenando la corsa di una società che sta sopravvivendo ricordando uno ieri glorioso piuttosto che progettare un domani luminoso.
Ma andiamo con ordine. Il controllo dell’ACB è diviso tra cinque “parti”. Il 41% è detenuto dalla Supergoal SA, società di cui è amministratore unico Gabriele Gilardi e che si avvale della collaborazione del consigliere Pablo Bentancur. Il restante 59% è invece diviso tra Paolo Righetti, Flavio Facchin (entrambi al 21%), Paolo Gaggi (16%) e Lalo Delcò (1%).
Secondo logica, in un periodo storico tanto difficile, nel quale lo stadio non genera quattrini tra ingressi e gastro, dovrebbero essere questi - nelle rispettive quote - a preoccuparsi di reperire fondi per le spese stagionali, solo in parte coperte dalla generosità del Club dei 100. Non tutti gli “azionisti” fanno invece la loro parte. Una parte invece rispettata dalla Supergoal SA.
C’è qualcosa di sbagliato in una divisione non equilibrata delle “uscite”? Nulla, se tutte le parti sono d’accordo. Oltre agli oneri però, pesando quanto le rispettive percentuali lo consentono, i vari proprietari dovrebbero poter godere degli onori. Nello specifico dovrebbero avere voce in capitolo sulla quotidianità della squadra. E qui, invece, i conti non tornano perché - clausola riservata nero su bianco - a Bentancur è stata vietata ogni interferenza sulla gestione sportiva per tutta la stagione 2020/21. La Supergoal SA ha insomma “pagato moneta senza vedere cammello”.
I fragili equilibri che fino a questo punto hanno resistito all’ombra dei castelli sembrano comunque destinati a spezzarsi del tutto con la nuova stagione, che i tifosi sperano poter esser soddisfacente. Per programmare un campionato di vertice e provare il colpaccio servono soldi. Tanti soldi. Quanti? L’Yverdon neo promosso ha speso circa 2’000’000 di franchi. La stessa cifra uscita grossomodo dalle casse del Chiasso, ultimo al piano di sopra. È quello il capitale dal quale partire per allestire e sostenere una squadra importante. La Supergoal SA sembra disposta a investire la quota spettante la sua percentuale di proprietà (circa 800’000 franchi), a patto però che il club faccia un passo “ufficiale” chiedendo la licenza alla Federazione. La competitività della società passa a questo punto dalla disponibilità di tutti gli altri azionisti - nessuno escluso - di esporsi. Senza investimenti importanti, il futuro sportivo del club non potrà essere radioso.