Arno Rossini: «Le scelte che farà saranno per il bene globale o solo per un suo tornaconto personale?»
Giocatore, allenatore e anche direttore sportivo: al PSG Mbappé decide tutto.
PARIGI - Le cifre reali non sono state comunicate. C'è chi parla di 300 milioni alla firma e 100 milioni di stipendio annuo per tre anni e chi invece, più moderato, punta su 120 milioni di bonus e un salario da 50 milioni. Sempre per tre stagioni. La sostanza, in ogni caso, non cambia: per continuare a vestire la maglia del PSG, Kylian Mbappé ha chiesto e ottenuto un vero e proprio tesoro. Ma in fondo questo è il calcio moderno: certe cifre, seppur pazzesche, quasi non sorprendono più.
«Stiamo parlando di qualcosa di eccezionale - ci ha interrotti Arno Rossini - si fa fatica a rimanere impassibili davanti a tali numeri».
Però, in fondo, il francese è il campione del presente e del futuro. Già altri, in passato, sono riusciti a strappare contratti faraonici. Qualcosa di inconsueto è tuttavia davvero stato offerto all'attaccante: la certezza - nero su bianco - di poter influire sulle scelte tecniche e di mercato del club.
«Sì, e ciò non mi piace per nulla. Con questa trovata l’equilibrio nello spogliatoio, necessario perché il gruppo sia unito, a Parigi è andato a farsi benedire».
Si è fatto il male del calcio?
«Si è imboccata una strada estremamente pericolosa».
Troviamo un aspetto positivo.
«L'unico che mi viene in mente è che, caricato di responsabilità, Kylian potrebbe crescere ulteriormente. Il PSG lo ha scelto come uomo simbolo, come uomo immagine; ora spera che questo potere infinito possa anche trasformarlo in un giocatore più determinante di quanto già non sia. Per il resto vedo però solo svantaggi. Come può l’allenatore, che a questo punto non penso sarà più Pochettino, fare serenamente la formazione sapendo che un uomo “della dirigenza” - perché così va considerato Mbappé - può sempre contraddirlo?».
Per scegliere i rinforzi c’era Leonardo…
«Sì, che mezz'ora dopo la fine dell'ultima partita è stato licenziato. Ribadisco, si è creato uno squilibrio pericoloso».
Eppure di giocatori che hanno avuto questo potere ce ne sono già stati. Messi, per esempio, ne siamo certi, ha influito parecchio nelle scelte di mercato e di formazione del Barcellona. Ronaldo uguale, nelle squadre nelle quali ha militato. Ibrahimovic ha fatto lo stesso nel Milan. Soprattutto nell'ultimo, quello campione d'italia…
«Sì, è vero. Ma si deve tener conto di due “particolari”. Ancora non sappiamo se Kylian è un uomo squadra. Non possiamo quindi dire se le scelte che farà saranno per il bene globale o solo per un suo tornaconto personale».
E?
«Nessuno dei campioni che abbiamo citato ha mai avuto tale potere… da contratto. E ciò fa una differenza enorme, perché non lascia alcuna via di fuga ai professionisti che dovrebbero invece prendere determinate decisioni. In più, potete starne certi, i giocatori, che alla fine sono ragazzi, proveranno in tutti i modi a trarre vantaggio da questa situazione. Per questo fatico a credere che lo spogliatoio del PSG rimarrà sereno».
A Parigi Mbappé sarà un re. Per la sua carriera, ha fatto bene a rimanere?
«Molto dipende dalle alternative. Fossi stato in lui, sarei andato al Real Madrid. Lì avrebbe trovato un club gigante, con una grande cultura europea e con un mister espertissimo. Lì, passando anche attraverso critiche e imposizioni, avrebbe potuto completare il suo processo di crescita e diventare un campione totale. A Parigi invece nessuno potrà contraddirlo».