Pierpaolo Marino, ex dirigente del Napoli, ha detto la sua sul caso Acerbi-Juan Jesus
«Vicenda delicata. Se ha detto veramente quelle frasi non sono giustificate dalla trance agonistica e dovrebbe fare pubblica ammenda. Io sarei per una pena come i lavori sociali». Intanto, in giornata, i due giocatori sono stati ascoltati dalla Procura Figc.
MILANO - In Serie A continua a tener banco il caso Acerbi-Juan Jesus. Oggi il difensore dell’Inter, che respinge ogni accusa di razzismo, è stato sentito in videoconferenza dal procuratore Federale Figc Giuseppe Chinè.
In precedenza era stato ascoltato anche il giocatore del Napoli, fornendo la sua versione a Chinè, che ora ha tutti gli elementi per chiudere il caso, dopodiché presenterà le prove raccolta al Giudice sportivo. Se fosse riconosciuta la matrice razzista degli insulti, Acerbi andrebbe incontro ad "almeno 10 giornate" di stop, dicendo addio al finale di stagione e verosimilmente anche all’Europeo.
Sull’argomento, delicato, ha detto la sua Pierpaolo Marino, ex dirigente del Napoli. «Ho conosciuto Acerbi come un giocatore avversario ma leale, molto motivato e combattivo ma sempre nei limiti della sportività - ha spiegato il dirigente 69enne ai microfoni di "TvPlay" - Ora è finito in un frullatore mediatico. Se ha detto veramente quelle frasi non sono giustificate dalla trance agonistica della partita, perché sono troppo gravi e meriterebbe una giusta punizione. Questo senza renderlo un martire. Dovrebbe fare pubblica ammenda e sentirsi pentito. Io sarei per una pena tipo lavori sociali. Al di là della squalifica, sarei per metterlo per 10 anni in prima linea nella lotta al razzismo».