Nelle ultime ventiquattro ore sono stati effettuati 24'465 test, con un tasso di positività pari al 10%
Il prossimo 18 gennaio scatteranno misure più restrittive per rallentare la diffusione del virus nel nostro paese
BERNA - Nelle ultime ventiquattro ore in Svizzera sono stati accertati in laboratorio altri 2'474 casi di coronavirus. Considerando che sono stati effettuati 24'465 test, il tasso di positività è pari al 10,1%. È quanto si evince dall'odierno bollettino dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), secondo cui dall'inizio della pandemia nel nostro paese 492'832 persone sono risultate positive al virus.
Purtroppo anche oggi le autorità sanitarie federali segnalano 53 nuovi decessi. Dall'inizio dell'emergenza, in Svizzera sono attualmente 7'904 le persone che sono morte per motivi legati al coronavirus.
Sempre nelle ultime ventiquattro ore, per 106 persone risultate positive al Covid-19 si è inoltre resa necessaria l'ospedalizzazione. Dallo scorso febbraio i ricoveri complessivi sono stati XX.
Secondo i più recenti dati relativi alla pandemia, il tasso di riproduzione del virus è pari a 1,01 (si tratta al momento del dato relativo allo scorso 1. gennaio 2021).
Un nuovo lockdown - I numeri continuano a essere elevati, come hanno ribadito anche ieri le autorità federali. Autorità che sono preoccupate in particolare per la diffusione, anche in Svizzera, delle nuove varianti del virus. Ecco quindi che a partire dal prossimo lunedì 18 gennaio nel nostro paese scatterà un inasprimento dei provvedimenti anti-coronavirus.
Il Consiglio federale ha infatti deciso, ieri, non soltanto di prolungare sino alla fine di febbraio la chiusura di ristoranti e strutture per la cultura, il tempo libero e lo sport. Ma anche d'introdurre l'obbligo di telelavoro e di chiudere i negozi che non vendono beni di prima necessità. Gli eventi privati e gli assembramenti saranno inoltre limitata in tutto il paese a cinque persone. Resteranno invece aperte le scuole, come pure le stazioni sciistiche.
«Non è stata una decisione facile» ha detto ieri il presidente della Confederazione Guy Parmelin, aggiungendo che ora è fondamentale che tutta la popolazione vada nella medesima direzione: «Ce la possiamo fare soltanto come una Svizzera unita». E Berset ha sottolineato che «con le nuove e più contagiose varianti in circolazione, il rischio è che i casi raddoppino ogni settimana». Da qui la decisione di un ulteriore giro di vite.