L'epidemiologo Marcel Salathé è scettico sul certificato vaccinale che la Confederazione vorrebbe introdurre a giugno.
Per l'ex membro della task force il documento sarà indispensabile per viaggiare all'estero, ma in Svizzera andrebbe usato con moderazione.
BERNA - L'idea di un certificato vaccinale Covid-19 non fa impazzire l'epidemiologo Marcel Salathé. Secondo l'esperto il documento, che il Governo vuole rendere disponibile da giugno, sarà indispensabile per i viaggi all'estero, ma in Svizzera andrebbe usato con la maggior moderazione possibile.
L'idea di un concerto riservato alle persone vaccinate irrita enormemente Salathé. «Mi inquieta il fatto che gli anticorpi presenti nel mio sangue determinino dove posso e non posso andare», afferma l'ex membro della task force della Confederazione in un'intervista concessa all'edizione odierna dei giornali svizzero-tedeschi del gruppo Tamedia.
Salathé giudica delicato trattare in modo diverso i gruppi di popolazione sulla base di criteri sanitari. «I costi e i benefici di tale soluzione devono essere soppesati con attenzione», prosegue, facendo notare che, «se molte persone si vaccinassero», per il virus sarebbe molto difficile diffondersi e non ci sarebbe bisogno di controlli per accedere ai vari luoghi.
In ogni caso, dal punto di vista epidemiologico non è ancora possibile dire se un certificato Covid sia utile. Le varianti potrebbero in effetti rapidamente modificare il corso della pandemia. È quindi illusorio, avverte l'esperto, credere che tutti i rischi vengano eliminati attestando l'avvenuto test o immunizzazione.
Ieri, durante la consueta conferenza stampa post seduta del Consiglio federale, il ministro della sanità Alain Berset ha confermato che il certificato sta per essere messo a punto. Esso permetterà di ottenere dei privilegi. Ad esempio, presentando questo documento le persone vaccinate, guarite dal coronavirus o testate negative di recente potranno accedere ai concerti.