È quanto emerge da uno studio che tiene conto delle conseguenze su 12'000 frutti di bosco nei cantoni di Zugo e Zurigo
BERNA - La drosofila del ciliegio, piccola mosca invasiva originaria del sud-est asiatico, non nuoce solo all'agricoltura, ma anche agli ecosistemi forestali. È quanto emerge da uno studio condotto dai cantoni di Zurigo e Zugo, con la partecipazione dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL).
L'insetto, introdotto in Europa nel 2008 e individuato per la prima volta in Svizzera nel 2011, era finora noto per i danni che provoca alle colture. Ora sono state studiate le conseguenze su 12'000 frutti di bosco in 64 siti tra metà giugno e metà ottobre 2020, precisa una nota diffusa oggi dal WSL. I risultati sono chiari: 31 delle 39 potenziali piante ospiti erano infestate.
I frutti più apprezzati dagli escursionisti sono anche quelli preferiti da questo insetto invasivo: more, mirtilli, lamponi e bacche di sambuco. «Le conseguenze sono enormi» spiega Irene Bühlmann, che ha curato la ricerca, citata nella nota. «Il sambuco nero è stato attaccato all'83%. Ciò significa che, delle 70'000 bacche di sambuco stimate presenti su tutte le aree esaminate, quasi 60'000 frutti sono stati probabilmente infestati dalla mosca» precisa la ricercatrice.
In questo modo la drosofila riduce le fonti di cibo degli animali che mangiano frutta, così come la dispersione dei semi delle piante fortemente infestate e prende il posto delle mosche autoctone, spiega Martin Gossner, del WSL, pure lui citato nella nota. Gli effetti ecologici esatti della sua presenza non sono però ancora stati descritti in modo compiuto e non è neppure noto come si possa efficacemente controllare questo parassita.