Un piccolo riassunto su cosa potrebbe costare di più, e cosa no, anche nel peggiore degli scenari possibili.
La Confederazione: «Dipendiamo dall'Ucraina solo in maniera lieve» ma invita a tenere in casa una scorta di sicurezza.
ZURIGO - Con la crisi ucraina che non vuole proprio saperne di chetarsi, malgrado gli sforzi diplomatici profusi (soprattutto da un infruttuoso Macron), anche noi nella pacifica Svizzera non possiamo che preoccuparci. Questo perché nel braccio di ferro fra Biden e Putin, rischia di rimanerci schiacciato anche tutto il vecchio continente, Confederazione compresa.
Si parla di energia, e soprattutto di benzina, con il possibile "congelamento" del nevralgico gasdotto Nord Stream 2 nel Mar Baltico, ma non solo. I colleghi di 20 Minuten hanno provato a fare una panoramica su cosa potrebbe cambiare per noi, nel drammatico caso dell'esplosione di un conflitto armato.
Cominciamo dalle basi, come stanno messe Svizzera e Ucraina?
In realtà molto bene, nel senso che sono partner commerciali da molti anni e la bilancia degli scambi - in questo momento - è favorevole alla Svizzera. Questo significa che esportiamo più merci verso l'Ucraina di quante ne importiamo. Dal paese dell'est acquistiamo soprattutto tessili, abbigliamenti, prodotti agricoli, macchinari ma anche materie prime (minerali, metalli preziosi e non, come alluminio, zinco e ferro)».
Detto questo, in caso di conflitto che potrebbe cambiare?
Da una parte le aziende svizzere che producono beni che vengono esportati subiranno verosimilmente un calo di entrate. Per quanto riguarda materie prime e beni di consumo, invece, è possibile che ci siano diversi aumenti di prezzo.
«La Svizzera dipende dall'Ucraina solo in maniera lieve», ha commentato il portavoce dell'Ufficio federale per l'approvvigionamento economico (Ufae) ai giornali del gruppo Tamedia. Vista la già precaria condizione delle catene di distribuzione mondiale, una guerra potrà con ogni probabilità tradursi in ammanchi e rincari.
Ok, ora parliamo di uno dei temi più caldi, il caro-benzina. Che succederà?
Si è già parlato della possibilità che da noi il prezzo del petrolio possa arrivare presto a superare i 2 franchi per litro. Al momento stando all'Opec+ la tensione in Ucraina è il motivo principale alla base del rincaro. Se, da una parte, c'è sicuramente una parte di speculazione, dall'altra è vero che - a una domanda comunque sempre molto forte - con un possibile conflitto una parte importante dell'offerta globale rischia di venire tagliata fuori. Con conseguenze matematiche.
E per quanto riguarda il gas?
Motivo di grande preoccupazione per molti paesi europei che lo usano in maniera più diffusa (l'Italia, per esempio) in Svizzera il gas non ha lo stesso nevralgico peso. Detto ciò sono comunque molte le famiglie (circa il 20%) e le aziende elvetiche che ne fanno un uso quotidiano.
Al momento la stragrande maggioranza delle derrate di gas arrivano dalla Russia (47%) ed è molto probabile che la guerra non influirà sulle attuali forniture, visto che l'Ucraina è stata gradualmente tagliata fuori dagli snodi dei gasdotti, né sui prezzi. Nel mercato dell'energia molte quote sono infatti acquistate con anticipo e a tariffe prefissate.
Ci sono diverse aziende svizzere in Ucraina, che faranno i dipendenti in caso di conflitto?
Sempre secondo i giornali del gruppo Tamedia sono circa 130 le aziende svizzere attive nel Paese (fra queste ci sono Geberit, Novartis, Nestlé e Syngenta). Alcune di queste stanno già preparando i proprio dipendenti a una evacuazione d'emergenza.
Pensiamo al peggiore degli scenari possibili: la guerra scoppia. Che consiglia la Confederazione?
Il consiglio dell'Ufae è quello di mantenere sempre una scorta d'emergenza che possa mantenere il proprio nucleo famigliare per almeno due settimane. Questa è una raccomandazione che vale sempre e che può fare la differenza anche in altri scenari critici.
Nel caso la situazione dovesse davvero precipitare e negozi e grossisti non riescano più a rifornirsi, la Confederazione potrà attingere alla sua riserva federale in grado di sostenere l'intero Paese dai 3 ai 4 mesi. In questa gigadispensa si trovano zucchero, riso, grano, olio ma anche fertilizzante per i campi e foraggio per gli animali.