Si prevedono tagli tra il 20 e il 30 percento del personale dopo il matrimonio forzato tra le due banche.
ZURIGO - La quiete prima della tempesta. Dopo due settimane dall’annuncio della fusione tra le due più importanti banche svizzere Ubs e Credit Suisse, non sono ancora giunte notizie ufficiali sui già annunciati tagli che verranno apportati al personale.
Un silenzio che tiene sulle spine i molti dipendenti svizzeri e ticinesi di Credit Suisse ancora incerti sul proprio futuro.
Tagli del 30% - Le prime stime giungono però dalla stampa d’oltralpe. Secondo il "SonntagsZeitung", che ha citato fonti interne anonime, i manager della nuova megabanca che sarà guidata da Sergio Ermotti intendono tagliare dal 20 al 30% dei posti di lavoro, ovvero tra 25’000 e 36’000.
Ad oggi, UBS conta 74'000 dipendenti, mentre CS impiega circa 50'000 persone. Il settore che maggiormente colpito da queste misure sarà con tutta probabilità il tanto criticato investment banking statunitense, che sarà chiuso.
Svizzera e Ticino non verranno risparmiati - E i dipendenti svizzeri? In Svizzera Ubs conta circa 21'000 dipendenti a cui si aggiungeranno i circa 16’000 salariati di Credit Suisse. Di questi, secondo il settimanale tedesco tra i 7’400 e gli 11’100 probabilmente perderanno il lavoro.
Si tratta di una sforbiciata ben superiore a quella che prevedeva il Credit Suisse nel suo programma di risparmi. Secondo il domenicale svizzero tedesco, una situazione di monopolio potrebbe verificarsi solo nella clientela commerciale.
Il marchio "Credit Suisse" - Indiscrezioni citate dal Sonntagsblick fanno luce anche sul destino del marchio "Credit Suisse". Secondo il settimanale per i prossimo tre o quattro anni non dovremmo assistere a modifiche. Alla fine del periodo di assestamento però il marchio, dopo 160 anni di esistenza potrebbe scomparire per sempre. Questa informazione è l'unica che è filtrata finora in merito ai particolari dell'operazione, ha sottolineato il foglio zurighese.
Una decisione però che verrà presa solo fra otto settimane quando il management di Ubs avrà accesso a tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione.
E PostFinance?
La "megafusione" tra le due maggiori banche elvetiche ha ridato fiato a coloro che da anni s'immaginano di trasformare la branca finanziaria della Posta, PostFinance, in una vera e propria banca in grado di concedere ipoteche e prestiti.
Tra i sostenitori figura l'ex capo dell'Amministrazione federale delle finanze (AFF), Serge Gaillard, secondo cui una simile passo è necessario dal momento che con la futura UBS "ci sarà meno scelta per quanto riguarda i prestiti alle imprese". C'è il rischio, ha spiegato l'ex sindacalista, che le banche straniere entrino in questo mercato.
Secondo Gaillard, che si è confidato alla NZZ am Sonntag, la situazione attuale rappresenta un "fallimento politico". Postfinance deve garantire il traffico dei pagamenti e offrire conti sicuri, ma non può investire il suo denaro in modo diversificato e metterlo a disposizione della popolazione svizzera sotto forma di mutui.
Venerdì scorso, il co-presidente del PS Cédric Wermuth ha chiesto che Postfinance venga trasformata in una banca per le piccole e medie imprese con una garanzia pubblica da parte dello Stato.
Per Serge Gaillard, il sostegno dello Stato legittimerebbe la regolamentazione federale del pagamento dei bonus e della remunerazione degli amministratori della banca. "Oggi abbiamo l'opportunità per risolvere questo problema", ha dichiarato. (fonte ats)
PostFinance non verrà privatizzata (per ora)
Il 26 di settembre scorso, il parlamento ha affossato definitivamente il progetto di Consiglio federale di privatizzare completamente PostFinance; quest'ultima, insomma, rimarrà nel girone della Posta. Il progetto chiedeva lo scorporo del ramo finanziario del Gigante giallo. Ciò avrebbe permesso a PostFinance di concedere in modo autonomo ipoteche e crediti a terzi.
Il governo intendeva così permettere alla filiale della Posta, controllata dalla Confederazione, di poter realizzare una redditività in linea con il settore. Da anni gli utili di PostFinance sono infatti in flessione: con questi soldi viene in parte anche finanziato il servizio pubblico della Posta. Il parlamento teme però l'arrivo sul mercato di un concorrente temibile nel campo delle ipoteche e dei prestiti. (fonte ats)