Si infiamma il dibattito politico attorno all'iniziativa popolare UDC per ridurre il finanziamento alla televisione pubblica.
L'accusa: «La SSR non sostiene la "diversità dei media", ma minaccia i media privati con la loro espansione».
BERNA - Il canone televisivo torna al centro del dibattito politico. L’iniziativa popolare “200 franchi bastano!”, lanciata dall’UDC, sembrerebbe infatti aver già raccolto le 100’000 firme necessarie. Tradotto: presto si tornerà a votare. Il referendum, che mira a dimezzare in modo significativo il canone radiotelevisivo (ora a 335 franchi annui), potrebbe venire presentato già ad agosto.
Un’iniziativa che, come accaduto per “No Billag”, sta spaccando in due la politica svizzera. Le opinioni, tra chi vuole proteggere la televisione pubblica e chi sostiene che il canone monopolizzi il settore dei media, si dividono. Ma andiamo con ordine.
«Una piovra sfuggita di mano»
Il consigliere nazionale UDC Thomas Matter, co-presidente del comitato d'iniziativa non usa mezzi termini. «I troppi servizi d’informazione finanziati dalle tasse dello Stato hanno distrutto il settore privato e quindi la diversità dei media».
I promotori criticano in particolare le attività della SSR in Internet e sui social media. L’azienda pubblica gestisce circa una dozzina di account Tiktok. Il successo a volte è notevole. Per esempio il canale RTS francofono "Tatakiii" ha già raccolto oltre un milione di follower. I numeri sono notevoli. In totale la SSR gestisce 169 account attivi sulle varie piattaforme social.
Il ruolo dei social media
«La SSR è una piovra sfuggita di mano», ha sentenziato invece Andreas Kleeb del PLR. Kleeb faceva già parte del comitato dell'iniziativa “No Billag” ed è ora membro del comitato del referendum UDC. «Anche con 200 franchi si può garantire la coesione politica e sociale della Svizzera».
La SSR utilizza oltre 40 canali Instagram. L'emittente del servizio pubblico è presente anche su YouTube - con decine di canali di singoli programmi. Un aspetto che infastidisce Matter. «Il mondo online e i social media in particolare sono un territorio privato. La SRG dovrebbe rimanerne fuori».
È «assurdo che un'emittente pubblica abbia decine di account su Tiktok e Instagram». I social media non sono un servizio pubblico.
I contrari: «La coesione della Svizzera è in pericolo»
Le opinioni però su questo aspetto si dividono. Il Consigliere degli Stati del PLR di Lucerna, Damian Müller, la vede in modo molto diverso. «È giusto e importante che la SSR sperimenti i nuovi social media come Tiktok». Secondo Müller essere presenti dove c’è il grande pubblico è parte integrante della loro missione.
«Tiktok potrebbe diventare obsoleto tra una decina di anni, ma un’azienda mediatica non può concentrarsi solo su poche singole piattaforme». Müller è convinto che chi vuole dimezzare il canone «mette in pericolo la coesione del Paese a medio termine». Il copresidente dell'Alleanza per la diversità dei media sottolinea anche l'importanza della SSR nelle regioni periferiche e per gli sport periferici.
I promotori sperano in Albert Rösti
I promotori dell’iniziativa sperano di smuovere qualcosa prima del referendum. «Il consigliere federale Albert Rösti fa parte nel comitato di iniziativa. Mi auguro che da ministro dei Media possa presto prendere le contromisure necessarie», ha spiegato Matter.
Il canone Serafe
Secondo l'Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), ogni anno vengono raccolti circa 1,4 miliardi di franchi svizzeri dai canoni Serafe. Di questi, la SSR riceve 1,2 miliardi di franchi, il resto va alle emittenti radiofoniche e televisive private e all'agenzia di stampa Keystone-SDA.
Con l'iniziativa di dimezzamento, le commissioni Serafe ammonterebbero a soli 200 franchi annui al posto degli attuali 335. La tassa per le aziende verrebbe inoltre completamente eliminata.
Nel documento di argomentazione, i promotori dell’iniziativa presumono che, sulla base del reddito Serafe per il 2020, verrebbero incassati poco meno di 701 milioni, di cui circa 611,5 milioni di franchi andrebbero alla SSR.
Nel 2022, la SSR ha realizzato ricavi d'esercizio per 1,55 miliardi di franchi, di cui 1,2 miliardi di canone Serafe, 240'000 di ricavi pubblicitari e 77'000 tramite altre entrate.