In Francia sarà obbligatorio indicare se una pietanza non è "fatta in casa". In Svizzera invece, si preferisce «un approccio volontario».
BERNA - Chi cena al ristorante presuppone sempre che i piatti siano stati preparati al momento in cucina. Non di rado, però, agli ignari ospiti vengono servite pietanze di produzione industriale precedentemente acquistate dal ristorante.
La vicina Francia, a cui questo tipo di attività chiaramente non piace, è pronta a introdurre una legge che prevede che i ristoratori debbano dichiarare esplicitamente nei loro menu se il piatto in questione è di produzione industriale. Lo ha rivelato a La Tribune du Dimanche Olivia Grégoire, ministra delle piccole e medie imprese, del commercio, dell'artigianato e del turismo.
Da un lato la legge è volta a tutelare i consumatori e i ristoratori che preparano tutto in casa, dall’altro il governo francese mira a preservare la gastronomia francese, riconosciuta come bene culturale immateriale nel 2010.
E in Svizzera? Gastrosuisse crede, piuttosto che in una legge, nell'iniziativa volontaria. Dal 2017 i ristoranti possono indicare i piatti fatti in casa con il marchio «Fait Maison», ma chi lo utilizza deve indicare chiaramente anche i piatti di produzione industriale.
Finora sono 550, su un totale di circa 23'200 (stando a dati del 2021), i ristoranti certificati o in procinto di aderire al label, ovvero il 2,4% di tutti gli esercizi gastronomici svizzeri. Per Gastrosuisse introdurre una legge in questo senso «non è né necessario né opportuno»: «L'approccio volontario si è dimostrato efficace nella prima fase».
Josianne Walpen, responsabile alimentazione della Fondazione per la protezione dei consumatori, conferma che attualmente in Svizzera mancano informazioni sulla modalità di preparazione delle pietanze. «In un ristorante ben curato ci si può però certamente aspettare che la cucina non riscaldi un piatto già pronto», sottolinea. È però vero che sorgono delle difficoltà nel definire quando un piatto è prodotto industrialmente: «Se l’arrosto è fatto in casa, ma il purè è stato preparato dalla busta, cosa andrebbe indicato?».
Walpen dubita che una dichiarazione giuridicamente vincolante sia la strada giusta per la Svizzera. La verifica delle informazioni coinvolgerebbe infatti autorità di controllo che, per la Fondazione per la protezione dei consumatori, potrebbero essere meglio utilizzate ad altri scopi.