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SVIZZERAGuerra ai piatti pronti sul menu, ma per GastroSuisse «non è opportuno»

28.10.23 - 11:49
In Francia sarà obbligatorio indicare se una pietanza non è "fatta in casa". In Svizzera invece, si preferisce «un approccio volontario».
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Guerra ai piatti pronti sul menu, ma per GastroSuisse «non è opportuno»
In Francia sarà obbligatorio indicare se una pietanza non è "fatta in casa". In Svizzera invece, si preferisce «un approccio volontario».

BERNA - Chi cena al ristorante presuppone sempre che i piatti siano stati preparati al momento in cucina. Non di rado, però, agli ignari ospiti vengono servite pietanze di produzione industriale precedentemente acquistate dal ristorante.

La vicina Francia, a cui questo tipo di attività chiaramente non piace, è pronta a introdurre una legge che prevede che i ristoratori debbano dichiarare esplicitamente nei loro menu se il piatto in questione è di produzione industriale. Lo ha rivelato a La Tribune du Dimanche Olivia Grégoire, ministra delle piccole e medie imprese, del commercio, dell'artigianato e del turismo. 

Da un lato la legge è volta a tutelare i consumatori e i ristoratori che preparano tutto in casa, dall’altro il governo francese mira a preservare la gastronomia francese, riconosciuta come bene culturale immateriale nel 2010. 

E in Svizzera? Gastrosuisse crede, piuttosto che in una legge, nell'iniziativa volontaria. Dal 2017 i ristoranti possono indicare i piatti fatti in casa con il marchio «Fait Maison», ma chi lo utilizza deve indicare chiaramente anche i piatti di produzione industriale.

Finora sono 550, su un totale di circa 23'200 (stando a dati del 2021), i ristoranti certificati o in procinto di aderire al label, ovvero il 2,4% di tutti gli esercizi gastronomici svizzeri. Per Gastrosuisse introdurre una legge in questo senso «non è né necessario né opportuno»: «L'approccio volontario si è dimostrato efficace nella prima fase».

Josianne Walpen, responsabile alimentazione della Fondazione per la protezione dei consumatori, conferma che attualmente in Svizzera mancano informazioni sulla modalità di preparazione delle pietanze. «In un ristorante ben curato ci si può però certamente aspettare che la cucina non riscaldi un piatto già pronto», sottolinea. È però vero che sorgono delle difficoltà nel definire quando un piatto è prodotto industrialmente: «Se l’arrosto è fatto in casa, ma il purè è stato preparato dalla busta, cosa andrebbe indicato?». 

Walpen dubita che una dichiarazione giuridicamente vincolante sia la strada giusta per la Svizzera. La verifica delle informazioni coinvolgerebbe infatti autorità di controllo che, per la Fondazione per la protezione dei consumatori, potrebbero essere meglio utilizzate ad altri scopi.

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COMMENTI
 

Buonsenso? 1 anno fa su tio
Favorire che vende come fatto on casa il piatto pronto industriale...alla faccia della difesa di categoria...serie c

Disà 1 anno fa su tio
Risposta a Buonsenso?
non è per nulla quello che han detto ne uno ne l' altro

Disà 1 anno fa su tio
c è una bella differenza tra " industriale " e " preconfezionato "

Emi79 1 anno fa su tio
SO2 sottoscrivo il tuo pensiero!

Voilà 1 anno fa su tio
Pagano un'IVA ridotta al 3.7% per rivendere piatti preconfezionati...

SO2 1 anno fa su tio
Complimenti a Gastrosuisse per la trasparenza...e' piu trasparente Cosa nostra! ...e' un'associazione che serve solo a pianger miseria e pretendere aiuti statali vari...

Aaahhh 1 anno fa su tio
Vanno bene anche i piatti pronti ma con una pretesa in chf di molto inferiore

Granzio 1 anno fa su tio
Gastrosuisse verg. ognosa come sempre.

Elisa_S 1 anno fa su tio
Sicuramente i piatti pronti non sono buoni ...e un intenditore capisce e non torna una seconda volta. Carte dei menu kilometriche lo dicono lunga ..

Livio 1 anno fa su tio
Non vedo il problema, o si vuole nascondere altro?

francox 1 anno fa su tio
2,4% del totale e lo chiama approccio volontario efficace...

fugu 1 anno fa su tio
E avanti tutta con l'inganno...
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