Le proposte del nuovo ministro di adottare misure più severe nel sistema di Asilo hanno suscitato reazioni contrastanti.
BERNA - «Milioni di persone in tutto il mondo sono in fuga, e questa è una delle sfide più grandi dalla Seconda guerra mondiale. Con la Svizzera che non ne è immune». Parole e musica del nuovo responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) Beat Jans, che ha le idee in chiaro su come rivoluzionare il sistema dell'Asilo. Il suo obiettivo principale - già anticipato durante la sua recente visita al Centro federale d'Asilo di Chiasso - è quello di ridurre il numero di richieste di asilo da parte di quelle persone che hanno poche prospettive di essere accolte. Si tratta soprattutto di persone provenienti da Algeria, Marocco e Tunisia. Jans propone, inoltre, che le loro domande vengano esaminate più rapidamente, con le cosiddette procedure di 24 ore.
Il sostegno di una collega socialista
Alicia Giraudel, esperta di asilo di Amnesty International Svizzera, è rimasta sorpresa di questo approccio «inaspettatamente rigido» del capo del DFGP. Soprattutto perché esso proviene da un consigliere federale del PS. «Sono preoccupata per il fatto che questi piani - ha spiegato ieri sera durante la trasmissione "Arena" sulla SRF - vengano presentati come la panacea di tutti i mali senza tenere conto dei potenziali rischi di queste misure dissuasive». La pensa in maniera diversa la consigliera agli Stati del PS Franziska Roth che difende a spada tratta la linea di Jans. «È la direzione giusta da seguire, anche se non sono d'accordo su alcuni punti».
Tuttavia, Giraudel ritiene che i diritti dei richiedenti l'asilo siano a rischio. A suo avviso, è difficile valutare adeguatamente la situazione di una persona in un lasso di tempo così breve. «Questo è l'inizio dell'erosione del diritto d'asilo».
Il vicedirettore della SEM smorza le critiche
Da parte sua Claudio Martelli, vicedirettore della Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) smorza ogni critica. «Non si tratta di deterrenza, ma di mandare un segnale chiaro». Martelli non condivide nemmeno le preoccupazioni di Giraudel sul fatto che i richiedenti l'asilo bisognosi di protezione possano cadere nel dimenticatoio. «Nella procedura di 24 ore - ha spiegato ad "Arena" - si svolgono le stesse fasi procedurali della procedura di asilo ordinaria. Solo i tempi di attesa tra una fase e l'altra sono ridotti».
Opinione condivisa anche dalla consigliera di Stato vodese Isabelle Moret, (PLR). «Questo è il principale vantaggio delle procedure accelerate. Le persone a cui non viene concesso l'asilo possono essere espulse più rapidamente, creando così più spazio per coloro che hanno effettivamente bisogno di protezione».
«Molte persone non si sentono più al sicuro»
Per la consigliera nazionale Nina Fehr Düsel è soprattutto una questione di sicurezza. «I casi di violenza sessuale e di furto sono in aumento e molte persone non si sentono più al sicuro», attacca la deputata sottolineando che la politica non «può più semplicemente voltarsi dall'altra parte». La SEM da parte sua riconosce questa sensazione di disagio e insicurezza nella popolazione. «Prendiamo molto sul serio questi feedback», ha concluso il vicedirettore Martelli, precisando che Berna sta attuando tutta una serie di misure, «come l'aumento del personale di sicurezza all'interno e nei pressi dei centri federali per l'asilo e il rafforzamento delle misure di prevenzione e integrazione».