Un collettivo pro-palestinese ha preso possesso di uno degli stabili dell'UNIL. Le voci degli studenti, e dei critici.
LOSANNA - Continuerà almeno fino a lunedì l'occupazione (per ora pacifica) degli studenti dell'Università di Losanna che questo giovedì hanno deciso di prendere possesso dello stabile Géopolis dell'ateneo vodese.
L'iniziativa di un gruppo di una sessantina (c'è chi dice un centinaio o anche più) di ragazze e ragazzi segue quello di migliaia di altri in tutto il mondo in un'ondata partita dagli Stati Uniti.
Le richieste degli attivisti sono diverse: il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza così come la rottura dei legami dell'Uni di Losanna con le università israeliane.
Queste, infatti, «giocano un ruolo importante e attivo nella legittimazione del regime d'apartheid così come il perpetuarsi della violenza e dell'oppressione del popolo palestinese», riporta un comunicato pubblicato dal collettivo e che alza la posta, chiedendo alla Confederazione lo sblocco degli aiuti destinati all'Unwra, organizzazione delle Nazioni unite che sostiene i rifugiati palestinesi.
Il rettore Frédéric Herman ha incontrato giovedì gli studenti, comunicando che non vi sarà alcun intervento della polizia e le richieste dei giovani verranno valutate e una risposta arriverà questo lunedì.
«Abbiamo promesso loro che non verranno coinvolte le forze dell'ordine», ha confermato Herman a Le Temps, «l'università dev'essere un luogo dove la libertà d'espressione viene tutelata».
Petit update : c’est trop beau pic.twitter.com/4uWdJTuXub
— Kiro 🛸 (@Lorikhysenii) May 2, 2024
Le voci degli studenti - L'occupazione, quindi, continuerà per tutto il fine settimana. «Aggiornamenti da qui: è troppo bello», pubblica uno dei manifestanti su Twitter con uno scatto che riprende l'interno dello stabile, illuminato durante la notte.
Non tutti però sono così ottimisti: «Arriveremo in un momento in cui è probabile che scattino delle ostilità», commenta una manifestante ai microfoni di 20 Minutes, «ma al momento bisogna dire che le cose stanno andando bene, l'ambiente è calmo e tutto è ben organizzato. Abbiamo ricevuto reazioni di sostegno da alcuni insegnanti e assistenti».
«Al momento è tutto davvero pacifico, non sono convinto che le cose degenereranno come è successo all'estero», commenta uno studente, «penso sia importante fare questo tipo di cose, perché porta visibilità a una problematica importante».
«Spero che visto che siamo in Svizzera si gestisca bene questa cosa, ci tengo davvero tanto», aggiunge un terzo ragazzo, «se resteranno fino a lunedì non vedo perché non si possa prolungare la cosa ancora di più». Dal canto suo il collettivo ha confermato di essere pronto a prolungare la sua occupazione.
Le critiche non mancano - I toni entusiasti dei manifestanti e degli studenti non sono però condivisi da una parte della stampa, la NZZ - tra gli altri - si domanda: «cosa faranno i manifestanti quando le loro richieste irrealistiche non verranno soddisfatte?».
I quotidiani del gruppo CH Media citano invece la Federazione Svizzera delle Comunità Israelite (FSCI) che «prende atto con preoccupazione della protesta», parla di «gergo militante» da parte degli attivisti «e una serie di richieste assai ampie». La richiesta alle autorità accademiche dell'UNIL è che «si vigili affinché non nasca un germe di antisemitismo».
Non è un caso che la mobilitazione si sia attivata questo giovedì, riporta Le Matin, proprio presso l'ateneo avrebbe dovuto tenersi il primo di uno dei due corsi sul conflitto israelo-palestinese visti dal punto di vista di esperti delle tradizioni religiose ebraiche e musulmane, che erano stati molto contestati.