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SVIZZERAL'Isis alla fermata del bus, «mio figlio non è un terrorista»

15.04.24 - 11:03
Il padre, una vicina di casa, i compagni di scuola. Le parole di chi conosce i baby jihadisti svizzeri, fermati da Procura e Fedpol.
20minutes
Fonte Blick / 20minutes / Red
L'Isis alla fermata del bus, «mio figlio non è un terrorista»
Il padre, una vicina di casa, i compagni di scuola. Le parole di chi conosce i baby jihadisti svizzeri, fermati da Procura e Fedpol.

NEUHAUSEN - 15, 16 e 18 sono gli anni dei baby terroristi, o quanto meno aspiranti tali, arrestati nei cantoni Sciaffusa e Turgovia - e tutti in contatto tra loro - con l'accusa di sostegno all'organizzazione terroristica dello Stato islamico. Si temeva, dunque, si sospettava che i tre potessero porre in essere attentati in Svizzera, con l'intenzione di uccidere, utilizzando esplosivi. Ecco, dunque, la scelta di fermarli nella settimana di Pasqua.

L'età dei radicalizzati desta inquietudine, specie se si considera che altri tre giovani, questa volta nella svizzera romanda, erano stati arrestati per i medesimi motivi. Si indaga inoltre anche per verificare i legami tra jihadisti svizzeri e le due ragazze (di 15 e 16 anni) e il ragazzo di 15 anni della Renania Settentrionale-Vestfalia, fermati ad aprile in Germania perché pronti a commettere un attentato.

«Mio figlio non è un terrorista» - Ma chi sono gli aspiranti "baby terroristi" nostrani? Il Blick ha provato a raggiungere le famiglie dei due residenti a Neuhausen (SH). Si scopre così che il 16enne italiano vive con la famiglia. Il padre, 43 anni, non ha voglia di parlare ma conferma di non sapere nulla di quanto stesse facendo il figlio, aggiungendo: «Mio figlio non è assolutamente un terrorista».

Per quanto riguarda invece l'altro arrestato, il 15enne di origini curde che ama il calcio, una vicina, che si dice incredula, racconta al quotidiano svizzero tedesco che si tratta di un ragazzo tranquillo che «usciva spesso con due o tre amici ed era sempre molto amichevole». Ci sarebbe però un dettaglio, il giovane lo scorso febbraio raccoglieva donazioni online servendosi come "spot" della testimonianza di fede con cui un musulmano dichiara di credere in un solo e unico Dio e nella missione profetica di Maometto.

A questo si aggiunge un altro fatto. Non è infatti la prima volta che Neuhausen finisce sulle pagine di cronaca, visto che un 35enne iracheno, che predicava nella moschea locale, era stato arrestato per coinvolgimento di stampo terroristico. «Dopo la sua scarcerazione continua a rappresentare una minaccia per la sicurezza interna della Svizzera», afferma un rapporto della Fedpol, ripreso da 20minutes. Ma l'iracheno - secondo il quotidiano della Svizzera romanda - non può essere allontanato dalla Confederazione perché nel suo Paese rischierebbe tortura e morte.

Dunque, il pericolo di proselitismo a Neuhausen c'è, anche se dalla moschea si nega e non si sa se i due giovani frequentassero il locale centro di preghiera. In tutto questo, resta però impressa una sola parola, scarabocchiata alla fermata dell'autobus: "Isis". Con i compagni di scuola dei due giovani arrestati, che confermano l’origine della scritta: «Si sapeva che erano stati loro».

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