Dure parole del comitato referendario contro la soppressione del diritto di bollo sull'emissione di capitale proprio
BERNA - La soppressione del diritto di bollo sull'emissione di capitale proprio è una truffa: ad approfittarne saranno poche grandi imprese, e non le PMI come pretende il Consiglio federale. Parola del comitato referendario che invita la popolazione a respingere l'abolizione di questa tassa il prossimo 13 di febbraio.
Stando ai dati dell'Amministrazione federale delle contribuzioni, citati dal comitato interpartitico - PS e Verdi -, nel 2020 a contribuire al grosso delle entrate derivanti da questa tassa sono state sostanzialmente 55 grandi società (51,5% dei 180 milioni provenienti soprattutto da imprese internazionali, assicurazioni e società holding), a fronte di 590 mila piccole e medie imprese. Insomma, la tesi dei favorevoli alla soppressione del diritto di bollo secondo cui sarebbero proprio le piccole società ad approfittarne non è sostenibile.
Se lo stralcio di questa tassa venisse accolto in votazione, le perdite fiscali media annue per ammonterebbero in media a 250 milioni. Stando alla sinistra, il diritto di bollo - introdotto oltre 100 anni fa - compensa l'assenza di imposizione sulle transazioni finanziarie, specie sul mancato prelievo dell'Iva.
Popolo gabbato - Se il popolo dovesse accettare lo stralcio dell'imposta di bollo, «saremo tutti noi a dover colmare il buco che si formerà nelle casse dello Stato», ha affermato davanti ai media Samuel Bendahan, vicepresidente del Partito socialista, secondo cui l'abolizione di questa tassa è solo una di tutta una serie di riforme che peseranno sulle spalle della classe media e dei pensionati.
Secondo il consigliere nazionale vodese, la riforma dell'imposta preventiva o l'abolizione dei dazi doganali sui prodotti industriali costeranno miliardi alle casse pubbliche. Depauperare lo Stato avrà conseguenze nefaste sulle persone, specie quelle più fragili.
Pierre-Yves Maillard, presidente dell'Unione sindacale svizzera, ha sottolineato che la popolazione è preoccupata per l'aumento dei premi dell'assicurazione malattia e per la difficoltà di far quadrare i conti e non intravvede alcun bisogno di rinunciare a qualche centinaio di milioni di franchi di entrate fiscali.
Finanza gongola - Per Samuel Bendahan, a guadagnarci è solo il settore finanziario, tra l'altro largamente risparmiato dalla crisi del coronavirus, mentre altri rami economici stanno invece pagando un prezzo elevato. La finanza ormai è avulsa dai bisogni della società e non vuole contribuire al finanziamento dei servizi pubblici, a detta del deputato vodese.
«Il settore più privilegiato, quello finanziario, sta chiedendo a tutti gli altri di pagare; mentre si riscuote l'Iva su ogni transazione, non vi è motivo per esentare un settore particolare da questa tassa», ha spiegato Cédric Wermuth, co-presidente del PS.
Le grandi sfide come l'assistenza infermieristica, il cambiamento climatico, l'approvvigionamento energetico o i trasporti richiedono grandi investimenti che andranno a beneficio di tutti. Con 250 milioni all'anno si possono risolvere molti problemi, ha sottolineato Bendahan.