La proposta dell'Udc in Consiglio nazionale. Amensty indignata: idea «irresponsabile e assurda»
Democentristi in pressing su Keller-Sutter per sbloccare i rimpatri forzati verso Kabul, a un anno dal ritiro degli statunitensi
BERNA - Rimpatriamo gli afghani, ma non le afghane. La proposta arriva dalle file democentriste del Consiglio nazionale e forse potrebbe sembrare un po' prematura. Giunge infatti a poco più di un anno dal ritiro delle truppe statunitensi da Kabul. Con il ritorno dei talebani al potere, la Segreteria di Stato per la migrazione (Sem) ha interrotto l'anno scorso i rimpatri dei rifugiati afghani fino a nuovo avviso.
L'avviso non è cambiato: la Sem, contattata, ha confermato a 20 Minuten che le disposizioni restano le stesse. E proprio questo non va giù ai deputati Udc a Berna. «La situazione in Afghanistan si è calmata e il rimpatrio è di nuovo ragionevole» afferma il capogruppo Thomas Aeschi. Il partito chiede che per il momento vengano rimpatriati solo gli uomini, i quali verrebbero in Svizzera «principalmente per motivi economici». Le donne afghane invece «dovrebbero poter rimanere anche in caso di decisione negativa» in quanto oppresse dai talebani.
La proposta ha fatto indignare Amnesty Svizzera. La portavoce Beat Gerber la definisce «irresponsabile e assurda» in quanto «la situazione in Afghanistan è catastrofica». Le violazioni dei diritti umani, sia nei confronti delle donne che degli uomini, è lunghissima. «Chiunque venga rimpatriato rischia danni irreparabili e persecuzioni».
Secondo la consigliera nazionale socialista Sarah Wyss le valutazioni della situazione in Afghanistan «non dovrebbero essere fatte da partiti politici, ma da organizzazioni sul campo» e dal Dipartimento degli affari esteri. L'Udc si appella invece al Dipartimento di giustizia e polizia, e alla consigliera federale Karin Keller-Sutter, per dare una svolta al dossier.