Il consigliere federale lo ha riconfermato in una recente intervista, possibile dunque «avviare negoziati anche durante un anno elettorale»
BRUXELLES - Le relazioni tra la Svizzera e l'UE sono nuovamente migliorate negli ultimi tempi. L'umore negativo è sparito, la dinamica con Bruxelles è positiva, come ha confermato il consigliere federale Ignazio Cassis in una recente intervista alla NZZ. Si tratta ora di sfruttare questa dinamica favorevole.
Il punto sui negoziati - Sia dal punto di vista svizzero che da quello dell'UE, si constatano progressi nel dossier europeo dopo sei tornate di colloqui esplorativi su un futuro pacchetto di negoziati, compreso quello sulla questione istituzionale. Se si crede alla Commissione europea, tali colloqui potrebbero essere ben presto ultimati e una prossima tappa potrebbe essere superata.
Stando al calendario di Bruxelles, i mandati delle due parti potrebbero essere disponibili alla metà del 2023, il che consentirebbe d'iniziare i negoziati veri e propri. Questi dovrebbero essere ultimati alla metà del 2024, prima cioè che una nuova Commissione europea riprenda il dossier in autunno.
Le intenzioni della svizzera - La Svizzera, invece, vuole continuare a «esplorare in modo approfondito» le relazioni con l'UE, come ha annunciato il Consiglio federale in una nota di fine novembre. Vi sono due possibili interpretazioni di queste dichiarazioni: si potrebbe interpretarle come una tattica "ad effetto ritardato" da parte di Berna, al fine di non dover negoziare prima delle elezioni federali del 2023. A ciò si aggiunge il fatto che il primo partito svizzero, l'UDC, lavora già su una nuova iniziativa contro l'immigrazione.
Ritardi possibili sino al 2025 - Ma questo potrebbe ritardare le cose ben più a lungo del previsto: in effetti, le elezioni europee avranno luogo nel maggio del 2024 e l'UE sarà presa da questo appuntamento. Nella peggiore delle ipotesi, l'inizio dei negoziati potrebbe quindi slittare sino al 2025.
L'incognita Regno Unito - Altri elementi ancora sconosciuti potrebbero avere un influsso negativo sulle discussioni tra Berna e Bruxelles, per esempio l'evoluzione delle relazioni tra l'UE e il Regno Unito. La Svizzera si è già trovata una volta "presa in ostaggio" dalla Brexit. In seguito alle discussioni conflittuali tra il Regno Unito e l'UE, Bruxelles aveva allora irrigidito la sua posizione nei confronti della Svizzera.
Fine della fase esplorativa? - Stando ad un'altra lettura, il Consiglio federale è del parere, come la Commissione europea del resto, che le discussioni esplorative potrebbero ben presto terminare. Ma per non dare l'impressione che non si impegni a sufficienza per gli interessi della Svizzera, vuole ancora lasciar passare un po' di tempo.
Il "Soundingboard" attuato dal Consiglio federale e dallo speciale gruppo di pilotaggio potrebbe confermare tale lettura. Con il "Soundingboard", nel quale siedono i partner sociali, il Governo vuole pure «dare un corso di politica europea» sul piano interno.
Con il gruppo di pilotaggio, nel quale tutti i dipartimenti sono rappresentati da una persona di fiducia di ciascun consigliere federale, tutti i magistrati sono direttamente invitati a collaborare.
L'ottimismo di Cassis - I prossimi mesi mostreranno quindi quale dei due scenari si concretizzerà. Cassis è in ogni caso ottimista: «Se il Consiglio federale riconosce una base solida per un accordo, posso benissimo immaginare che sia disposto ad avviare dei negoziati anche durante un anno elettorale», ha dichiarato alla NZZ.