Il fantoccio satirico che allontana i mali dell'anno passato è tornato. Una tradizione che a Rancate sperano trovi nuova linfa
RANCATE - A Rancate è tornato “Ul Genée”. Il fantoccio satirico che allontana i mali dell'anno passato è rimasto esposto - o per meglio dire impiccato - nel nucleo momò par alcuni giorni e ci resterà fino a oggi, l'ultimo giorno della merla (31 gennaio).
Storicamente il fantoccio - riempito di paglia e sapientemente cucito - prendeva in giro le donne nubili di Rancate. Sul cartello che tiene con sé si leggeva infatti "Ul Genée al s'è tacaa par i zitell da Rencaa". Con gli anni però "Il Vecchio Gennaio" ha cambiato motivazione per il suo estremo gesto, scegliendo fra i più disparati fatti nefasti avvenuti a Rancate.
E quest’anno il “male” che ha spinto "Ul Genée" ad appendersi non poteva che essere la posa dei blocchi di cemento in via ai Grotti, la strada che dal quartiere di Mendrisio porta a Riva San Vitale. «Ul Genée al se tacaa sü perché ala sicüreza da via ai Grott al gà pensa semprü sü» si legge sul cartellone firmato da "I Goss", un gruppo di ignoti (ma nemmeno troppo...) abitanti.
La tradizione di fine gennaio viene portata avanti con sempre più difficoltà. Non solo perché non tutti la amano, visto che un pupazzo dalle sembianze umane impiccato può anche scioccare. Ma anche perché sono sempre meno le persone che si mettono a disposizione per tenerla in vita.
Già da alcuni anni, ad esempio, il corteo dei bambini, che sfilavano per le vie del nucleo con barattoli di latta e pentole, non viene più svolto. E nemmeno la messa al rogo finale del fantoccio. L’appello dei Goss è quindi che qualcuno riporti in vita queste usanze. "Ul Genée" invece può tranquillamente morire impiccato.