L'Ufficio fallimenti fa il bilancio della pandemia. Non sono mancate le segnalazioni alla Procura
Il capo sezione Piccirilli: gli aiuti statali hanno funzionato, ma si temono chiusure «a effetto ritardato». Intanto negli ultimi mesi sono aumentate le esecuzioni: segno che i creditori stanno perdendo la pazienza
BELLINZONA - Il 2020 è stato un anno bruttissimo, ma non un anno fallimentare. Almeno non in senso stretto. In Ticino le bancarotte sono diminuite del 18 per cento rispetto al 2019 (da 1247 a 1020). Anche le domande di esecuzione sono calate: da 183 083 a 147 078 (19 per cento). Numeri che avrebbero lasciato ben sperare per il futuro. Ma oggi il capo della Sezione di esecuzione e dei fallimenti Fernando Piccirilli è piuttosto preoccupato.
Il motivo è presto detto. Le procedure fallimentari hanno registrato durante la pandemia lo stesso effetto delle operazioni chirurgiche od ospedaliere non necessarie. Ossia un rallentamento illusorio. «Il blocco delle esecuzioni decretato da Berna da marzo ad aprile ha determinato uno slittamento» spiega Piccirilli. Nei mesi successivi le aziende sono tornate a fallire, ma il temuto tsunami è stato evitato. «Le misure economiche introdotte dal Cantone e dalla Confederazione hanno senz'altro consentito ad alcune aziende di evitare la chiusura».
Difficile dire se alcuni abbiano "tenuto botta" solo per incassare gli aiuti. Di sicuro non sono mancati i furbetti: sei aziende sono state segnalate dall'Uef al Ministero pubblico, per sospette irregolarità nella richiesta dei crediti Covid. Altre 43 segnalazioni sono state inoltrate all'autorità giudiziaria per ipotesi di reati fallimentari. Un numero superiore agli anni scorsi: merito anche del fatto che «una risorsa è stata dedicata appositamente a questi controlli» spiega Piccirilli.
Pericolo scampato dunque? Purtroppo no. L'Ufficio fallimenti non esclude un aumento delle bancarotte "a effetto ritardato" quando il salvagente degli aiuti verrà ritirato. A partire da settembre sono ripartite inoltre le aste pubbliche. E se il numero complessivo degli incanti, nell'arco dell'anno, è diminuito - a causa di un blocco di sette mesi - altro discorso vale per le offerte presentate da privati. Queste ultime infatti «non sono diminuite, a differenza delle realizzazioni complessive» precisa il capo-sezione.
C'è un altro fattore di preoccupazione, infine. Negli ultimi mesi «i debitori hanno ripreso a ricevere precetti» e si è registrato un aumento delle procedure esecutive. I creditori - per via del Covid - hanno aspettato a lungo e questo «ha portato a una momentanea diminuzione delle procedure» spiega Piccirilli. Ma la pazienza sembra essere finita. E il ritorno alla normalità ancora lontano.