Le regole per la cartellonistica elettorale sono chiare, eppure anche stavolta a bordo strada è una giungla di manifesti
I pareri raccolti tra chi ha messo paletti più stretti, tra chi soppesa la distrazione alla guida e chi lavora nella pubblicità
LUGANO - Sul tema qualche candidato manifesta nervosismo: «Se ho fatto richiesta al Comune per il mio striscione? I miei sono notificati, altrimenti - cavilla il titolare di un manifesto - la polizia me li avrebbe tolti. Ma non pubblichi il mio nome». Anche se è tutto in regola? «Non le ho detto di sì. Non sto a dirle quali sono notificati e quali no. Parliamo di temi seri».
Le regole per apparire - Parliamo invece dei “plasticoni” di bordo strada, agganciati alle reti metalliche, sospesi su paletti, spioventi dai cavalcavia o appesi alle facciate delle case. Manifesti elettorali che non sempre rispettano le regole del gioco. Fanno parte di quella propaganda fai-da-te di candidati che spesso non vogliono o non possono permettersi l’affitto degli spazi autorizzati, ad esempio, quelli gestiti dalla Società generale d’affissioni (SGA).
I paletti dei Comuni - A scadenze elettorali i bordi delle strade di maggiore transito si popolano di volti sorridenti e di promesse. La regola per candidati e partiti è d'informarsi presso il Comune per sapere dove e quando l’affissione è permessa. Spesso è necessaria un’autorizzazione e ciò vale anche sui terreni privati. Certi comuni hanno messo paletti un po’ più stretti per evitare la cartellonistica selvaggia. «Innanzitutto non autorizziamo la posa di manifesti elettorali sui terreni comunali, anche per non creare discussioni tra candidati e partiti - spiega il sindaco di Bioggio, Eolo Alberti -. Chi li vuole mettere su proprietà privata, previa richiesta e autorizzazione del Comune lo può fare. Non devono però pregiudicare la visibilità di circolazione».
Il divieto vicino alle intersezioni - Visto dai maestri di guida, l’aspetto centrale è proprio quello della distrazione: «È un po’ un disastro anche se la base legale è chiara - afferma Alvaro Franchini, forte anche di una lunga esperienza nella polizia stradale -. Questa cartellonistica pubblicitaria non può essere collocata a meno di 50 metri dalle intersezioni, men che meno all’interno delle rotonde. Inoltre sono vietati gli striscioni tesi sopra la carreggiata». Incompatibile, per ragioni di velocità e quindi di pericolo, è pure la collocazione fuori località.
La realtà mostra altro - Sul rispetto delle disposizioni si può stendere un pietoso velo o striscione: «Spesso sono collocati nei punti dove gli automobilisti sono fermi o rallentano e quindi nelle vicinanze d'intersezioni. Sui rettilinei in località ci possono anche stare, ma l’importante è che non tolgano la visuale sugli sbocchi» sottolinea Franchini.
Un carnevale di plasticoni - Sul fronte di chi i manifesti li fa, le perplessità non mancano. Michel Ferrise, noto pubblicitario che si occupa spesso di campagne elettorali, la vede così: «È un po' un carnevale. Tutti parlano di ecologia e di natura e poi ci troviamo questi plasticoni in giro. Oltretutto quanti di questi manifesti sono esposti su terreni in maniera legale? Per ogni esposizione, bisognerebbe chiedere un permesso alle autorità e al proprietario del fondo. Immaginiamoci se tutti si comportassero così, come in una giungla, senza regole. Ci troveremmo bombardati di plasticoni ovunque».
Concorrenza sleale? - Lo specialista ha il dente avvelenato. «Io ho clienti candidati che pagano per esporre i propri manifesti negli spazi canonici. E lo fanno in assoluta legalità. Tramite le classiche affissioni. Pagando tra i 500 e i 700 franchi per due settimane. Dipende dalle posizioni. Perché invece c'è chi si permette di esporre striscioni su posti in cui non si ha nemmeno il permesso per farlo? Quanto pagano questi candidati? Capisco che si attacchino i vandali. Ma forse in alcuni casi sono più vandali i politici stessi che si comportano in maniera furba».