Sostegno statale per le ditte che assumono giovani al primo impiego. L'analisi di Christian Vitta, direttore del DFE.
«Dobbiamo chiederci: cosa succederà una volta che la pandemia sarà veramente un ricordo? E a chi vuole aprire una nuova attività, consiglio di farlo. Purché sia innovativa».
BELLINZONA - Sono troppi i ragazzi "a spasso". E il Governo ticinese corre ai ripari. Per tutto il 2021, e per un massimo di 12 mesi, le aziende che assumeranno giovani al primo impiego riceveranno un sostegno pari al 20% del salario del dipendente. Una decisione sostenuta a gran voce dal Dipartimento delle finanze e dell’economia. «La pandemia crea problemi anche a questo livello – sottolinea il direttore Christian Vitta –. La nostra è una mossa preventiva. Pensando anche al momento in cui l'emergenza sanitaria sarà davvero alle spalle».
Cosa indicano le cifre?
«Secondo i dati della Segreteria di Stato dell'economia (Seco) da febbraio 2020 in Ticino c'è stato un aumento degli under 25 disoccupati. In media (dati relativi al 2020) oltre il 5% è iscritto agli Uffici regionali di collocamento».
Perché parla di prevenzione?
«Più i giovani faticano a trovare un lavoro e più rischiano di restare esclusi a lungo dal mondo professionale. Abbiamo quindi anche una responsabilità sociale. Dobbiamo chiederci: cosa succederà una volta che il Covid sarà veramente un ricordo? I giovani rappresentano il nostro futuro. Vanno dunque sostenuti. E le aziende vanno incoraggiate a pensare anche a questa generazione».
Non si tratta di una decisione isolata...
«Tra le misure messe in campo nell'ambito della pandemia, cito anche il pacchetto di misure “Più duale PLUS”, una strategia mirata a contenere gli effetti negativi della pandemia sulla disponibilità di posti di apprendistato in azienda. Questo ci ha permesso di garantire un livello soddisfacente in quanto a posti per apprendisti in Ticino».
Ha accennato al post pandemia. Come se lo immagina?
«Personalmente ritengo che una volta che riusciremo a ritrovare un po' di normalità, ci sarà una crescita nei consumi. Le persone avranno voglia di tornare a godersi le proprie libertà. È possibile che qualcuno, in questo periodo di pandemia, non potendo ad esempio viaggiare o andare al ristorante abbia anche risparmiato. Questi risparmi permetteranno un aumento dei consumi. Vediamo poi grandi nazioni, come gli USA, che annunciano programmi sostanziosi e plurimiliardari a sostegno dell’economia. Tutto ciò avrà ripercussioni positive anche per la Svizzera, Paese con una forte vocazione per l’esportazione. In un contesto simile non bisogna pertanto pensare solo a salvare posti di lavoro, ma anche a crearne di nuovi».
Al momento però siamo ancora in una fase interlocutoria, o no?
«È adesso che si costruisce il futuro. La pandemia sta cambiando la società. E può portare con sé anche nuove prospettive, ad esempio per quanto riguarda le nuove tecnologie e il loro utilizzo nella nostra vita quotidiana».
Come vede il futuro prossimo delle imprese ticinesi?
«Se una persona ha creatività, anche in questo difficile contesto può trovare opportunità. Il Cantone d'altra parte mette in campo numerose misure per sostenere l’imprenditorialità. Sia a favore delle piccole imprese, sia di chi decide di avviare un’iniziativa imprenditoriale, ad esempio creando una startup, sia di chi fa innovazione in generale. A questo proposito cito la recente adesione del Cantone allo Switzerland Innovation Park e la creazione del nuovo parco dell’innovazione in Ticino e la riforma fiscale cantonale. In questo ambito sono previsti incentivi fiscali a favore dell’innovazione, delle attività di ricerca e sviluppo e delle startup».
Chi ha aperto un'attività nel 2020, dopo la "prima ondata", ha faticato non poco per poi ricevere gli aiuti dopo il nuovo stop in autunno. Lei consiglierebbe a qualcuno di aprire ditta nell'estate del 2021?
«Sì, a patto che lo si faccia con iniziative che devono essere innovative. Sarei più prudente nel creare nuove aziende in settori che hanno poche prospettive di crescita in futuro. Colgo l’occasione per ricordare che il Cantone si è battuto in prima linea affinché anche le imprese costituite dopo marzo 2020 potessero accedere agli aiuti dei casi di rigore».
Di recente da Berna sono arrivate risposte positive.
«Sì questo termine è stato spostato a ottobre 2020. Significa che chi ha avuto il coraggio di avviare una sfida imprenditoriale nell’estate 2020, in un periodo in cui la situazione epidemiologica era migliore, è stato compreso e riconosciuto. A breve Berna ci farà sapere i parametri da applicare a queste realtà per calcolare l’aiuto a cui hanno diritto».