Mirko Corradini usa TikTok per promuovere la sua attività. Ma da qualche tempo qualcuno l'ha preso di mira.
Lo sfogo dell'artigiano: «Dove sono i genitori di questi ragazzini?». L'esperta Eleonora Benecchi: «Questi social non sono pensati per persone così giovani. È un problema attualissimo».
LOCARNO - Si sono avvicinati a lui con simpatia. Poi l'hanno tradito alle spalle. Con recensioni false, denigratorie e commenti aggressivi. Mirko Corradini, 41 anni, è lo chef della polenta. Uno che vende il tradizionale piatto ticinese per strada. E quando qualche mese fa ha iniziato a usare TikTok per promuovere la sua piccola attività, mai avrebbe pensato di ritrovarsi confrontato con bulli di dodici anni. «Eppure è così. Questi ragazzini hanno quell'età. Mi chiedo: dove sono i genitori?»
Amarezza – Lo sfogo di Corradini, che lavora in coppia con la compagna Samantha Filippini, è partito proprio dai social. Una sfuriata densa di amarezza. Tio/20Minuti ha dunque raggiunto lo chef a Locarno, presso i giardini accanto a Largo Zorzi, in uno degli spazi in cui il 41enne opera. «È normale che io sia scornato. Si tratta di gesti subdoli. Siamo stati presi di mira da un gruppetto di ragazzini. Ho iniziato a usare TikTok per creare entusiasmo. E mi ritrovo con un profilo fasullo in cui vengo denigrato».
«Non si può fare niente» – Una bagatella? Una questione banale? No. Si tratta dell'ennesimo campanello d'allarme che dimostra come in alcuni casi i social siano usati in maniera deleteria. In particolare da giovanissimi. «Abbiamo segnalato la questione sia alle autorità e sia alla stessa piattaforma. Pare che non ci sia nulla da fare al momento. Non ne capiamo il motivo. Così come non comprendiamo come mai un ragazzino di dodici anni arrivi a tanto. Significa che non c'è nessuno che si occupa di lui».
«Uno strumento che ha un valore» – Corradini non vuole mettere in cattiva luce TikTok. «È uno strumento eccezionale, se usato bene. Noi lo usiamo per parlare di un prodotto tradizionale come la polenta. In tanti ci seguono, la maggior parte con rispetto». Samantha Filippini aggiunge: «Vogliamo portare buonumore. E anche dare un bell'esempio. È chiaro che di fronte a questi episodi ci restiamo male. È una brutta sensazione. Poi va fatta anche una riflessione: noi siamo adulti e possiamo difenderci. Ma sui social ci sono anche persone fragili, minorenni, che vengono bullizzati. È uno strumento in cui non c'è abbastanza controllo. E questo ci sembra grave».
Un grosso tema d'attualità – «L'età degli utilizzatori di TikTok – precisa Eleonora Benecchi, specialista in culture digitali e docente all'Università della Svizzera italiana – è il tema del momento. In Inghilterra dove Ofcom ha scoperto l'anno scorso che il 42% dei bambini tra gli 8 e i 12 anni ha usato TikTok, è appena stata intentata una causa contro l'app, accusata di raccogliere illegalmente i dati dei suoi utenti minorenni».
L'esperienza italiana – Il problema è proprio che nonostante un requisito di età minima di 13 anni gli utenti sono molto più giovani. «In Italia, ad esempio, il garante per la protezione dei dati personali ha disposto il blocco di TikTok per tutti gli account per i quali non sia stata accertata con sicurezza l'età anagrafica. Questo perché è risultato evidente che TikTok era utilizzato da moltissimi utenti sotto i 13 anni».
Questi social non sono pensati per i ragazzini – Un punto cruciale. «I bambini e i giovani rivendicano sempre di più lo spazio digitale come proprio, ma i social media più popolari non sono stati concepiti tenendo conto delle loro competenze, delle loro esigenze. Tantomeno dei loro diritti. Se bambini e adolescenti utilizzano questi social media in modi che li mettono a rischio o che sono scorretti nei confronti di altri è perché non hanno ricevuto una corretta educazione mediale, ma anche perché questi spazi non sono pensati per loro».
Una foresta in cui incontrare il lupo – TikTok non è il lupo cattivo. Metaforicamente è piuttosto una foresta dove si può incontrare il lupo. «Se pensiamo alla vita reale, non chiederemmo mai a un bambino di attraversare da solo una foresta e anche quando fosse abbastanza grande gli daremmo tutti gli strumenti educativi e pratici per evitare i rischi e cogliere le opportunità che può incontrare sul suo cammino, ma anche gli insegnamenti che lo aiutino a rispettare la natura e le creature che incontra. Ecco che dobbiamo fare lo stesso quando si tratta di social media».