Inizia oggi al Tribunale penale federale il processo d'appello di un 53enne iracheno condannato lo scorso ottobre.
Il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un nuovo procedimento a causa del suo comportamento problematico in carcere.
BELLINZONA - Al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona inizia oggi l'udienza d'appello per un 53enne iracheno condannato lo scorso ottobre dallo stesso TPF a cinque anni e dieci mesi di prigione per sostegno al sedicente Stato islamico (Isis). Il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un nuovo procedimento a causa del suo comportamento problematico in carcere.
Stando a quanto pubblicato ieri dal Tages-Anzeiger, l'uomo di origine curda - arrestato nel 2017 e da allora detenuto - «continua a fare propaganda per l'Isis» anche nella prigione cantonale di Frauenfeld, dove sta scontando la pena. Avrebbe persino dato ordine dalla prigione di uccidere la sua ex moglie.
L'8 ottobre 2020, la Corte penale del TPF aveva pronunciato una pena di 70 mesi e l'espulsione per 15 anni dalla Svizzera. Una sentenza più clemente rispetto ai 6 anni e 9 mesi richiesti dall'accusa, che voleva anche l'internamento. L'uomo, che vive in Svizzera da oltre 20 anni senza aver mai avuto lavori regolari, era stato condannato per aver agito a più riprese dalla Confederazione per conto dell'Isis. Aveva contatti con i dirigenti dell'organizzazione terrorista ed era lui stesso un quadro di livello intermedio del sedicente Stato islamico.
L'uomo aveva poi depositato ricorso, ma, a metà gennaio, la Corte dei reclami penali del TPF ha giudicato rispettato il principio di proporzionalità da parte dell'istanza precedente. Inoltre, ha considerato fondato il pericolo di fuga, già avanzato dal Tribunale delle misure coercitive bernese.