Il tasso di adesione alla campagna vaccinale (fermo al 36%) non spaventa Merlani: «Chi ha sintomi potrà testarsi».
Dietro l'angolo, tuttavia, lo spettro di una nuova variante. «Più il virus circola e più è possibile. Ma i numeri stanno crescendo indipendentemente dall’arrivo di queste persone in fuga».
BELLINZONA - Si stanno muovendo a milioni. Fuggono dalla guerra, dalla paura. Stanno trovando riparo presso amici e parenti in tutta Europa. Ma anche presso i centri rifugiati e le abitazioni dei privati che hanno aperto loro le proprie porte.
In Svizzera gli ucraini arrivati negli ultimi giorni sono già 8 mila (quelli registrati). Altrove sono molti di più, tanto che si sta tenendo conto anche di un'altra emergenza, quella pandemica. In Ucraina, infatti, la campagna vaccinale non ha mai attecchito. Ad oggi, solo il 36% circa della popolazione risulta aver completato il ciclo vaccinale. Numeri, questi, che preoccupano, tanto che oltre confine si sta valutando la possibilità di testare i rifugiati per scongiurare eventuali focolai di coronavirus. Tra le idee, quella di realizzare una struttura per il primo screening sanitario, esigenza sentita anche da chi accoglie.
«Concetto di protezione per tutti gli arrivati» - Contattata, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) rassicura: «C’è un concetto di protezione contro il Covid-19 nei centri della Confederazione. Si applica a tutte le persone arrivate, indipendentemente dalla loro nazionalità».
«Screening valutato, ma non necessario» - Non tutti, però, confluiscono nei centri d'asilo e va considerata pure la leggera risalita della curva dei contagi. «La possibilità di centro per uno screening dei rifugiati è stata valutata, ma non ritenuta necessaria, considerato come anche i test ripetuti non vengano più incoraggiati», spiega il Medico cantonale Giorgio Merlani.
Insomma, per gli ucraini in arrivo vale la stessa procedura applicata alla popolazione in generale. «Qualora queste persone dovessero presentare sintomi - aggiunge -, potranno fare capo all’offerta di test prevista per tutta la popolazione». Per quanto concerne coloro che giungono presso il Centro di Cadenazzo e presentano sintomi, «è stato elaborato un piano di protezione specifico che prevede anche la presenza in loco di un operatore sanitario».
Insomma, il basso tasso di vaccinati, non dovrebbe preoccupare. «Nonostante la percentuale ucraina non sia equivalente a quella Svizzera, non rappresenta un problema. A queste persone verrà offerta la possibilità di vaccinarsi e a tal proposito verranno fornite loro tutte le informazioni necessarie, con anche l’aiuto d'interpreti».
Merlani non esclude tuttavia la possibilità di nuove varianti: «In generale, più il virus circola e più la possibilità che si manifestino nuove varianti è elevata. Ma i numeri di nuovi casi stanno crescendo nel nostro Paese indipendentemente dall’arrivo di queste persone in fuga», conclude.