Il DSS: «Per vivere bene, la salute non basta, nemmeno agli anziani»
BELLINZONA - Alla presenza delle autorità comunali e di un rappresentante del Dipartimento sanità e socialità (DSS) del Cantone si è svolta, sabato scorso a Castel San Pietro, la cerimonia di consegna degli attestati alle 18 persone che negli scorsi mesi hanno seguito la nuova formazione di Tutor di comunità.
Il riconoscimento e la professionalizzazione di un ruolo come quello del tutor di comunità rappresentano un’importante conquista per la nostra società e per il miglioramento del benessere dei nostri anziani, il cui isolamento, soprattutto nelle aree di periferia, è sempre più presente.
Il ruolo del tutor di comunità
Tutti oggi riconosciamo quanto siano preziose quelle professioni di cura che si collocano tra il paziente e il medico o tra il paziente e l’infermiere. La nostra società necessita però dello stesso tipo di servizio intermedio anche per quel tipo di cura che non è sanitaria. Una sorta di trait d’union tra le cure sanitarie e un riguardo basato su aspetti sociali, psicologici e culturali. Da qui la necessità di formare dei tutor di comunità.
Il presente e il futuro
Le 18 persone che hanno ricevuto l'attestato professionale operano ora sotto il cappello organizzativo dell’Associazione Assistenza e Cura a Domicilio (ACD) del Mendrisiotto e Basso Ceresio e sono attive nei Comuni di Breggia, Castel San Pietro, Morbio Inferiore, Vacallo e Balerna. Ma ci sono interesse e intenzione di replicare questa formazione anche in altri Comuni e, forse, in altri Cantoni.
In cosa consiste la formazione
Tramite il Dipartimento sanità e socialità (DSS), il Cantone ha fornito un prezioso sostegno nell’allestire negli anni questa rete di persone che possano mettersi al servizio degli anziani.
La formazione, implementata con contributi europei, cantonali e comunali, ha fornito ai tutor di comunità un capitale umano e professionale che permette loro, non solo di evitare l’isolamento ricorrente per le persone di terza e quarta età, avvicinandole al mondo digitale. Ma anche di guadagnarsi la fiducia di chi, in certi casi, era ormai rassegnato alla solitudine. Una confidenza conquistata che, tra l’altro, mette gli anziani in condizione di comunicare i loro reali bisogni.