L'avvocato Emanuele Stauffer non è d'accordo e ha presentato un reclamo alla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello.
LUGANO - I presupposti per imputare i reati di riciclaggio di denaro, falsità in documenti, carente diligenza in operazioni finanziarie e omissione della contabilità nei confronti dell'avvocata Simonetta Perucchi Borsa non sono stati identificati dal procuratore pubblico Daniele Galliano. Emanuele Stauffer, difensore del principale truffato nel caso Svizzero, contesta l'esito dell'inchiesta, presentando un reclamo alla Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello. Stauffer ha chiesto di ordinare al Ministero pubblico di procedere alla promozione dell’accusa nei confronti dell’avvocata. A darne notizia sabato mattina, il quotidiano laRegione.
I fatti
L'avvocata era giunta alla cronaca per via del procedimento penale aperto nei suoi confronti a seguito del processo di primo grado a carico del 45enne italiano Nicolò Svizzero, condannato a sei anni di carcere dalle Assise criminali di Lugano per reati patrimoniali lo scorso settembre. La richiesta di approfondire eventuali responsabilità penali dell'avvocata era stata avanzata alla Procura dal giudice Amos Pagnamenta, alla lettura della sentenza.
Durante il processo, Emanuele Stauffer, difensore del principale truffato aveva mosso pesanti accuse nei confronti di Perucchi Borsa. Sosteneva infatti che la collega avesse commesso «probabili reati penali», richiedendo alla Corte di invitare il Ministero pubblico a indagare meglio. Alla richiesta hanno poi fatto seguito le parole del giudice, precisando che la questione risale ormai al 2018 e andrà «in prescrizione tra meno di due anni». La Corte aveva parlato di un potenziale caso di riciclaggio.
Il nome dell'avvocata era emerso nell'inchiesta come persona informata dei fatti. Stauffer, dal canto suo, sosteneva che la collega si era resa colpevole di riciclaggio per dolo eventuale o negligenza e falsità di documenti. Secondo il legale, il suo assistito, un ingegnere e imprenditore padovano che tra il 2010 e il 2018 è stato persuaso a versare oltre 20 milioni di euro poi spariti, sarebbe stato indotto da Svizzero a versare 4,5 milioni di euro che poi sarebbero stati usati per risarcire un'altra vittima, a sua volta truffata dal 45enne. La transazione sarebbe passata attraverso il conto di Perucchi Borsa che, tuttavia, non avrebbe controllato l'origine del denaro.
Stando a quanto aveva dichiarato Stauffer, la collega avrebbe ricevuto dall'imputato un pagamento pari a 300mila franchi. Lo scorso ottobre Perucchi Borsa si era autosospesa.
Un tentativo «teatrale»
Il procedimento penale era stato attribuito al pp Galliano che, interrogate le parti, non ha ravvisato i presupposti dei reati citati. Il pp ha quindi firmato un decreto di abbandono nei confronti dell'avvocata Percchi Borsa. Secondo quanto ravvisato da Galliano la transazione dei 4,5 milioni di euro è realmente avvenuta, accreditando sul contro clienti della legale l'intera somma. Tuttavia, la ricostruzione del pp ha mostrato che i soldi sono stati depositati all'insaputa di Perucchi Borsa e che l'accusatore privato è stato ingannato e convinto da Svizzero a bonificare i 4,5 milioni di euro sul conto clienti dello studio legale, affinché venisse investito, scrive laRegione. Ricostruita la destinazione dei soldi, il pp ha appurato che la maggior parte è andata sul conto clienti di un altro studio legale, come restituzione verso un'altra vittima di Svizzero, in conformità con una convenzione stipulata e sottoscritta nel maggio 2018.
Perrucchi Borsa, dal canto suo, ha respinto le accuse, definendole come un tentativo «di recuperare presso terzi, qualcosa del danno patito, ancorché a tutt’oggi non sia mai stata avanzata una richiesta risarcitoria esplicita nei miei confronti». Al pp ha dichiarato di essere all'oscuro dei fatti.
Emanuele Stauffer non è d'accordo
Il legale dell'accusatore privato, Emanuele Stauffer, non è d'accordo con quanto stabilito dal pp. Secondo lui, sono emerse circostanze oggettive affrontate solo parzialmente da Galliano nel decreto di abbandono: molte discrepanze riscontrate nell'accredito oggetto d'indagine, sarebbero state approfondite in modo non adeguato. Con i soldi in questione, sostiene l'avvocato, sono stati effettuati diversi pagamenti privati nell'interesse di Svizzero, comprese le parcelle di Perucchi Borsa. Nella consapevolezza che il suo cliente fosse un truffatore, Stauffer sostiene che l'avvocata ha disatteso le misure di prudenza minime da adottare in base alla normativa antiriciclaggio.
Ecco quindi la decisione di contestare l'esito dell'inchiesta. Secondo Stauffer infatti i soldi versati da Svizzero costituiscono provento di reato e che i soldi sono transitati sui conti clienti di due studi legali. «A costituire atto di riciclaggio sono proprio le caratteristiche dei flussi finanziari messi in atto da Svizzero e avvallati dolorosamente, quantomeno, dall'avvocato», rileva. Ricorrendo ai conti di due studi legali è stato quindi possibile «mettere al sicuro il provento della truffa commessa ai danni dell'accusatore privato».
Non secondo Galliano: per il pp «la legale, che agiva nella sua veste di avvocato, ha usato tutta la necessaria diligenza imposta dalle circostanze per rapporto agli elementi in suo possesso all’epoca dei fatti».
La palla, ora, torna quindi in mano al Ministero pubblico.