Non abolita dalla legge di bilancio, sarebbe dovuta entrare in vigore a inizio anno. Ma manca la base legale. E i contrari sono molti.
BELLINZONA - Sulla carta, doveva essere già operativa dal primo gennaio 2025. Ma, per ora, tutto tace attorno all’entrata in vigore e, soprattutto, alla riscossione della tanto discussa tassa sulla salute.
La norma - Si tratta, lo ricordiamo, di una norma introdotta e approvata alla fine del 2023 dal Governo e dal Parlamento italiano. Prevede, per i vecchi frontalieri, un contributo (così lo definiscono i proponenti) fino a 200 euro al mese per aumentare, secondo le intenzioni dell'esecutivo e del legislativo, il salario dei medici e infermieri italiani nelle aree di confine, così da scoraggiare la “fuga” in Ticino.
L'emendamento e il raddoppio - Nelle settimane passate la vicenda si è arricchita di un altro tassello. Nella seduta del 13 dicembre 2024, il Governo della vicina penisola ha presentato e approvato un emendamento alla legge di bilancio 2025. Nello specifico, per quanto riguarda proprio «la compartecipazione al sistema sanitario nazionale» dei "vecchi frontalieri", in sostituzione «dell'importo massimo», l’esecutivo ha messo nero su bianco «l’introduzione di un diverso criterio» in base al quale il contributo «richiesto dalla Regione può essere raddoppiato in caso di omesso pagamento o comunicazione».
Le perplessità giuridiche - In generale, sulla tassa, le perplessità giuridiche, di qua e di là della frontiera, si sprecano. Sul tema, il granconsigliere del Centro Gianluca Padlina e i colleghi di partito Alessandro Corti, Sabrina Gendotti, e i deputati del PLR Cristina Maderni, Luca Renzetti e Diana Tenconi hanno presentato un’interrogazione al Consiglio di Stato.
«L’Italia ha già violato il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri?» - «Non ritiene - si legge nel testo - che il contributo di compartecipazione alla spesa sanitaria previsto dalla Legge italiana di bilancio 2024 sia in realtà un’imposta, anche se non viene qualificato come tale?». E ancora: «In caso affermativo, l’introduzione di una nuova imposta da parte dell’Italia a carico dei vecchi frontalieri non rappresenta una violazione dell’art. 9 del nuovo Accordo sulla fiscalità dei frontalieri?». Anche il consigliere agli Stati Fabio Regazzi ha chiesto all’esecutivo federale se il provvedimento italiano non sia in contrasto con l’intesa sulla fiscalità dei frontalieri. Il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, invece, chiede a Berna di collaborare.
La battaglia dei sindacati - I sindacati, di qua e di là dal confine, a più riprese hanno fatto sentire la propria contrarietà, sollevando anche parecchi dubbi di natura legale. A inizio 2024, in Italia, Cgil, Cisl e Uil, attraverso i propri avvocati hanno avviato verifiche sulla legittimità costituzionale del provvedimento, che si basa su due questioni: l’universalità del servizio pubblico nazionale e la doppia imposizione dei frontalieri. Non solo: le parti sociali hanno annunciato che, qualora il provvedimento dovesse entrare in vigore, ricorreranno alla Corte costituzionale.
Il sindacalista comasco: «Nessuna novità» -A distanza di quasi un mese dalla teorica applicazione, non ci sono novità sul fronte applicativo. «Qual è lo stato dell’arte? Non ci sono novità - spiega il sindacalista Matteo Mandressi, responsabile dei frontalieri per la Cgil di Como - In teoria, essendo stata inserita nella finanziaria del 2023, la tassa avrebbe potuto già entrare in vigore nel 2024. Non ci sono decreti attuativi e, al momento, pare che la Regione abbia difficoltà gigantesche a mettere in atto la misura».
I nodi cruciali - Uno dei nodi cruciali è la trasmissione dei dati. La Lombardia ha bisogno dell’elenco dei vecchi frontalieri, fino ad adesso negato dal Ticino e dalla Confederazione. Da parte italiana, si starebbe studiando un sistema per creare una base legale. Ma, per ora, non si registrano passi avanti.
«Perché la Svizzera dovrebbe contravvenire a un accordo internazionale?» - «Non si è sbloccato nulla - continua Mandressi - e non credo si sbloccherà. Malgrado le pressioni lombarde, per quale ragione la Svizzera dovrebbe contravvenire a un accordo internazionale che non prevede la trasmissione dei dati? Mi sembra ci sia un impasse da cui non si uscirà facilmente. Si tratta di una misura su cui il giudizio di merito è negativo e poco sensata per quanto riguarda la praticabilità. È un pasticcio gigantesco».