I molinari ritengono sia necessario un supplemento dell'inchiesta sull'abbattimento dello stabile.
Gli interrogativi aperti riguardano in particolar modo il modus operandi della demolizione. Le ipotesi di reato vanno dall'abuso di autorità al danneggiamento e comprende diverse violazioni
LUGANO - Gli autogestiti ne vogliono sapere di più. Tanto da aver chiesto un supplemento dell'inchiesta sull'abbattimento dell'ex macello. Di che natura? Come spiega a LaRegione l’avvocato Costantino Castelli, rappresentante dei molinari, all'incarto si vogliono aggiungere le voci del Consigliere di Stato Norman Gobbi, del comandante della polizia cantonale Matteo Cocchi, dell’ex vicesindaco di Lugano Michele Bertini e nuovamente dell’attuale capodicastero Karin Valenzano Rossi.
Questi, insomma, dovranno essere interrogati per cercare di fare chiarezza sulle ipotesi di reato quali abuso di autorità; abuso di violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell’arte edilizia; infrazione alla legge federale sulla protezione dell’ambiente; e danneggiamento.
Ad oggi non è ancora del tutto chiaro come si sia potuti arrivare, quel 29 maggio, da una manifestazione pacifica degli autogestiti (seguita dall'occupazione dell'ex Vanoni), al via alle ruspe sull’ex Macello.
Gli interrogativi riguardano in particolar modo il modus operandi della demolizione. Lo stabile infatti è stato abbattuto di notte in un quartiere abitato, nonostante il rischio di amianto con la possibilità quindi di mettere a repentaglio la salute delle persone.