Questo il titolo della nuova interrogazione di Matteo Pronzini, che denuncia varie situazioni problematiche segnalate dal personale
BELLINZONA - Nuova interrogazione di Matteo Pronzini. Questa volta nel mirino è finita l’Associazione bellinzonese per l’assistenza e cura a domicilio (ABAD). Sono numerosi i casi di «mala gestione sanitaria» segnalati nel testo, a partire dal 2010.
In particolare Pronzini ricorda la mancanza di un direttore sanitario vero e proprio, con le funzioni che gli spetterebbero. «Attualmente il direttore sanitario è subordinato al direttore amministrativo anche per gli aspetti di politica sanitaria senza che quest’ultimo ne abbia le conseguenze. Una situazione surreale che conferma ulteriormente la presenza di strutture e logiche non conformi alle disposizioni legali» scrive Pronzini, che denuncia anche la scarsità di formazioni interne: « Per le formazioni esterne spesso si chiede al personale di svolgerle durante il proprio tempo libero e si fa fatica a riconoscerle a livello salariale. Il debrifing formativo è sostituito da critiche distruttive e colpevolizzanti. Situazioni che creano paura, diminuzione dell’autostima nel personale curante. Tali situazioni hanno evidentemente portano ad un peggioramento della qualità delle cure prestate ai pazienti ed al clima di lavoro. Tali situazioni non sono sicuramente estranee all’alto tasso di rotazione/dimissioni del personale infermieristico e dei capo-équipe».
Altro fatto sottolineato da Pronzini è l’assenza di una commissione del personale, che permetterebbe al personale di esprimere le proprie preoccupazioni, e «il tentativo di ABAD di mettere a carico del personale parte dei costi degli strumenti di lavoro, che lamenta inoltre l’assenza di parte della strumentistica di base».
In ultimo viene segnalato il sospetto che «il direttore abbia accesso alla posta elettronica e al materiale informatico del personale».
Per Pronzini è «molto poco credibile che le autorità cantonali responsabili non abbiano avuto in questi anni sentore di questa mala gestione». E pertanto chiede al Consiglio di Stato: