Il Gran Consiglio ha votato la modifica sull'atto parlamentare, per diminuire il numero di quelle presentate ogni anno
Ma nella discussione sugli emendamenti è scoppiata la confusione, alimentata dalla polemica.
MENDRISIO - Dalle 20 interpellanze discusse durante le sedute del Gran Consiglio nel 2015 si è passato alle 100 del 2019 e alle 184 nel 2020. Troppe, considerato il tempo necessario per evaderle. Tanto che oggi il Parlamento ha votato una (parziale) stretta sulle interpellanze. L’Ufficio presidenziale deciderà infatti se si tratta di atti parlamentari “urgenti”. Quelle che non verranno giudicate tali, saranno trasformate in interrogazioni (con risposta scritta del Consiglio di Stato). Il plenum ha discusso pure sulla possibilità di introdurre il limite di una sola interpellanza a sessione per deputato, ma il vincolo è stato valutato troppo stretto e respinto.
Per una risposta a voce del Consiglio di Stato, deve essere “urgente”
Alle sedute del Gran Consiglio si perde troppo tempo per la risposta alle interpellanze. È questo il principio discusso oggi dal Parlamento, riunito nuovamente al Mercato coperto di Mendrisio per mantenere il distanziamento sociale. Ma anche oggi di tempo, sull’argomento, se n’è speso tanto (dalle 14.00 alle 16.30). La base di partenza erano due iniziative parlamentari, che hanno portato alla proposta della Commissione Costituzione e leggi per la modifica della Legge del Gran Consiglio: l’interpellanza deve essere su un oggetto d'interesse pubblico generale e richiedere una risposta urgente.
L'emendamento del PC
Il rapporto è stato subito approvato con 48 voti favorevoli, 34 contrari e 1 astenuto. Uno dei punti controversi (cpv. 3), però, era l’introduzione nell’articolo di legge del limite di una sola interpellanza a sessione per ogni deputato (inteso come primo firmatario). Dettaglio poi stralciato grazie al voto (con 78 favorevoli) di un emendamento presentato dal Partito comunista (con richieste analoghe di PPD e Più Donne, appoggiate dal PS). Il secondo concetto principale è che spetta all'Ufficio presidenziale decidere se la stessa richieda una risposta urgente (quelle non urgenti vengono trasformate d'ufficio in interrogazioni). Un punto su cui molto si è discusso, ma è infine stato accettato insieme all'obbligo di presentare l’atto parlamentare attraverso un formulario (la votazione del complesso ha ottenuto 42 sì 37 no 1 astenuto).
Il Gran consiglio fa ordine “in casa”
Ma la discussione, in aula, è stata accesa. Sabrina Aldi (Lega), una degli iniziativisti, ha fatto notare che «negli ultimi tempi le sedute di Gran Consiglio si sono allungate oltre misura e per ogni mezza seduta in più si parla di 18’000 franchi». Giovanna Viscardi (PLR), relatrice del rapporto della Commissione Costituzione e leggi, ha parlato di «mancanza di buonsenso»: «Con le interpellanze si è cominciato a chiedere di tutto e di più e si è perso di vista “l’interesse pubblico generale”. Anzi sono diventate solo un mezzo per finire sui media. Questo Parlamento ha bisogno di darsi una regolata e questa è la risposta all’abuso ormai costante delle interpellanze». I numeri delle interpellanze li ha forniti il presidente del Gran Consiglio, Daniele Caverzasio: 20 nel 2015, 31 nel 2016, 56 nel 2017, 81 nel 2018, 100 nel 2019, 184 nel 2020 (anno di pandemia).
Una legge “contra Pronzinos”
È stato Andrea Stephani (I Verdi) a definire la proposta di modifica della Legge del Gran Consiglio “contra Pronzinos”. «Non sostengo leggi contra personam - ha detto il deputato -. Ed è chiaro a tutti che si vogliono spuntare le armi all’MPS. Non si può giustificare una modifica alla legge dal mal di pancia dei deputati». Sulla stessa linea d’onda Tamara Merlo (Più Donne): «Questo rapporto gronda di anti-politica, che però andrà a colpire ogni singolo parlamentare, non solo quelli che avete ora nel mirino».
No alla richiesta di rinvio in Commissione
Quando ha preso la parola il - seppur non ufficialmente - “diretto interessato”, Matteo Pronzini (MPS), ha esordito dicendo: «Il livello del dibattito di oggi è veramente alto e passerà alla storia, si userà nelle aule universitarie di Diritto». Per il deputato «questo è l’ultimo episodio di una sceneggiata che va avanti da mesi», frutto della «frustrazione» nei confronti dell’opposizione. E ha poi presentato una richiesta di rinvio in Commissione della discussione sperando in «una buona soluzione» anche grazie agli emendamenti.
Tra “pasticci” e caos
Richiesta respinta con 49 voti contrari (32 favorevoli e 2 astenuti). Che però poi è stata “smentita” durante la discussione degli emendamenti, in cui ha regnato la confusione più assoluta. Da più parti si sono levati gli stessi concetti: «Mi vergogno di essere in aula oggi» (Anna Biscossa), «Questo è un gran pasticcio» (Tiziano Galeazzi), «Secondo me alla fine avremo fatto un casino» (Edo Pellegrini). Anche la relatrice, Giovanna Viscardi, si è più volte spazientita, ritenendo che l’approvazione di alcuni emendamenti bocciasse poi nella pratica il rapporto e deplorando il termine «pasticcio» utilizzato più volte nei confronti del rapporto della Commissione Costituzione e leggi. «Vi state mettendo in un ginepraio da cui non uscite più e state facendo una figura di m», ha aggiunto Pronzini.
Nuovo articolo nella Legge sul Gran Consiglio (rapporto):
Art. 97
1L'interpellanza è la domanda formulata per iscritto, per il tramite dell'apposito formulario, da uno o più deputati, rivolta al Consiglio di Stato, su un oggetto d'interesse pubblico generale e che richiede una risposta urgente: interesse pubblico e urgenza devono essere motivati nel testo.
2L'interpellanza non può contenere affermazioni lesive delle istituzioni, deve mantenere toni adeguati e riguardare un unico specifico oggetto di interesse pubblico generale.
STRALCIATO CON EMENDAMENTO 3Ogni deputato non può presentare più di un'interpellanza a sessione; per il conteggio fa stato il nome del primo firmatario.
4L'Ufficio presidenziale, esaminata l'interpellanza, decide se la stessa richieda una risposta urgente e comunica all'interpellante la propria decisione; le interpellanze dichiarate non urgenti vengono trasformate d'ufficio in interrogazioni.
5Se l'interpellanza è presentata almeno 10 giorni prima della seduta e a condizione che ne sia riconosciuta l'urgenza, il Consiglio di Stato risponde pubblicamente per un massimo di 10 minuti nella seduta stessa.
INVARIATO 6L’interpellante si dichiara soddisfatto o non soddisfatto; sono consentite una breve replica dell’interpellante e la breve duplica del rappresentante del Consiglio di Stato.
INVARIATO 7Dopo la risposta a un’interpellanza, vi può essere una discussione generale, se il Gran Consiglio lo decide.